Domani in piazza un grido di rabbia «altissimo e feroce»
Fuoco cammina con me A Roma, partendo da Circo Massimo, con Non Una Di Meno al fianco dei centri antiviolenza. Pullman fucsia da tutta Italia. Secondo i dati del Censis i casi di violenza sessuale hanno subito un incremento lo scorso anno del 19,3%, in aumento anche i femminicidi + 5%. L’associazione Di.re. sul Ddl della ministra Roccella: «Rischia di essere l’ennesima dichiarazione d’intenti»
Fuoco cammina con me A Roma, partendo da Circo Massimo, con Non Una Di Meno al fianco dei centri antiviolenza. Pullman fucsia da tutta Italia. Secondo i dati del Censis i casi di violenza sessuale hanno subito un incremento lo scorso anno del 19,3%, in aumento anche i femminicidi + 5%. L’associazione Di.re. sul Ddl della ministra Roccella: «Rischia di essere l’ennesima dichiarazione d’intenti»
Oltre l’inaugurazione di panchine rosse c’è la rabbia. La risposta securitaria del governo Meloni all’ennesimo femminicidio dell’anno, ha riacceso il dibattito sul patriarcato e la necessità di passare dal rituale alla lotta. Già all’indomani dell’assassinio di Giulia Cecchettin, sono state centinaia in tutta Italia le manifestazioni di protesta in suo nome. A partire dalle scuole, in cui il minuto di silenzio voluto dal ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara si è trasformato in un momento di rumore e rabbia. Il tutto in vista della mobilitazione nazionale del 25 novembre lanciata dal collettivo Non Una di Meno. «Non vuole essere una commemorazione delle vittime di femminicidio – spiegano da Nudm – ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite».
NESSUN RITUALE ma «la precipitazione di una mobilitazione quotidiana, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri, al fianco dei centri antiviolenza femministi e transfemministi, che con il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin si sta riversando in cortei spontanei nelle piazze di tutta Italia». Già martedì scorso, al grido «altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce», decine di migliaia di persone avevano manifestato con Non Una di Meno a Bologna. Lo stesso a Milano, dove martedì un corteo è partito dall’Università Statale, mentre ieri diverse centinaia di persone hanno sfilato nella «Passeggiata arrabbiata» di Nudm. Lo stesso ad Alessandria e in altre città del nord. Mentre stasera a Cagliari è prevista la fiaccolata «Per voi bruceremo tutto». Il clima che si è creato intorno le due grandi manifestazioni nazionali di sabato (una a Roma, l’altra a Messina) di Non Una di Meno fa intravedere che saranno smentite le aspettative che, solo qualche giorno fa, immaginavano circa 11mila presenze nella Capitale.
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25 novembre, a Messina una marea «furiosa» si riappropria delle stradeSono in arrivo pullman fucsia da tutta Italia. «Quelle di Roma e di Messina non saranno piazze neutre – spiegano le organizzatrici – ma di indignazione e di forza collettiva, di Marea transfemminista». Anche per questo le manifestazioni non prevedono né spezzoni autonomi delle varie organizzazioni aderenti né bandiere o simboli di partiti e sindacali. Anche ai politici viene chiesto di fare un passo indietro e non utilizzare la piazza per promozioni personali, «chiediamo di rispettare uno spazio di autodeterminazione e di affermazione politica necessario in un paese in cui le donne e le soggettività continuano a morire di morte violenta, in casa, in strada e sui posti di lavoro», dicono da Non Una di Meno.
NELLA PIATTAFORMA della manifestazione anche la pace. «La guerra – scrive il collettivo – è la manifestazione più totalizzante della violenza patriarcale, per questo, e più che mai, siamo al fianco del popolo palestinese». A Roma (appuntamento alle 14.30 al Circo Massimo) potrebbe partecipare anche Elena Cecchettin, sorella di Giulia. Già ieri il padre Gino ha postato su Instagram una foto con moglie, deceduta un anno fa, e figlia abbracciate su fondo fucsia e il logo Non una di meno. Anche Telefono Rosa ha deciso di essere in piazza sabato. «Torniamo in piazza al fianco di tutte le altre associazioni – dicono le volontarie – perché siamo arrabbiate, siamo stanche vogliamo urlare perché forse non è chiaro visto i continui femminicidi e il fatto che nessuno ci sta ascoltando». E mentre da oggi palazzo Chigi sarà illuminato di rosso, Di.re. (Donne in rete contro la violenza) torna sul Ddl della ministra per la famiglia Roccella. «Rischia di essere l’ennesima dichiarazione d’intenti senza finalizzazione concreta», ha detto la presidente, Antonella Veltri. «Presentarlo come un’azione di prevenzione, come sta facendo il Governo, è fuorviante, pur intervenendo con alcuni correttivi importanti è carente dal punto di vista della prevenzione», ha spiegato.
INOLTRE Di.re. ribadisce le due criticità che l’associazione aveva già esposto nell’audizione in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati: «l’eccessivo ricorso a strumenti di polizia, gli ammonimenti, che possono essere pericolosi o controproducenti per le donne che decidono di parlare della violenza subita, e la clausola di invarianza finanziaria». E anche il Censis fotografa che la sensazione di allarme che ha scatenato il 104simo femminicidio del 2023, non è immotivata. Secondo i dati dell’istituto di ricerca i casi di violenza sessuale hanno subito un incremento lo scorso anno del 19,3%, in aumento anche i femminicidi, + 5%, i maltrattamenti per mano dei familiari o conviventi, + 3,5% i casi di atti persecutori. In questo quadro preoccupante, hanno fatto scalpore i profili social di Emanuele Compagno, avvocato dell’assassino di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta. Come ha denunciato Charlotte Matteini del Fatto Quotidiano, il legale ha più volte minimizzato nei suoi post la violenza sulle donne chiamando p******e le ragazze in minigonna e colpevolizzando le vittime. La famiglia Turetta ha deciso di ricusarlo.
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