Jannis Mouzàlas, ministro delle politiche migratorie del governo Tsipras, parla al manifesto dell’unità di intenti con l’Italia sul tema migranti, si pone a favore di un «approccio realistico», che parta dalla condizione di chi rischia di perdere la vita in mare e rifiuta l’idea che gli abitanti delle isole greche siano diventati, tutto ad un tratto, razzisti.

A Roma ha incontrato il ministro dell’Interno Minniti. Italia e Grecia vanno nella stessa direzione sui migranti?
Abbiamo una visione e sensibilità comuni sul fatto, ad esempio, che la riforma del Regolamento di Dublino non possa penalizzare ulteriormente i paesi di prima accesso nell’Unione e che l’Europa debba dar seguito alle sue promesse sulla questione della riallocazione dei migranti. Nel 2016 i numeri delle riallocazioni dall’Italia e dalla Grecia sono minimi e non arrivano a 15 mila.

Medici senza Frontiere ha dichiarato che ci sono grandi responsabilità europee per tutti i migranti “intrappolati nelle isole greche”…
Vorrei ricordare che Medici senza Frontiere e altre organizzazioni umanitarie denunciavano anche le morti per annegamento nell’Egeo. Le alternative erano continuare con queste tragiche morti e lo sfruttamento da parte dei trafficanti di esseri umani o l’accordo dell’Ue con la Turchia. Questo accordo ci ha portato anche alcuni problemi ma siamo riusciti a superare le immagini tragiche di un anno fa. Sulle isole greche ci sono ancora criticità e ci assumiamo la responsabilità che ci spetta, ma non dimenticatevi le migliaia di arrivi ogni notte e le morti in mare prima della firma dell’accordo. Non dimenticatevi il tragico via vai dal campo di Idomeni.

Sareste disponibili a discutere eventuali proposte alternative?
Se ci fosse un’altra proposta, per dare un accesso legale agli immigrati saremmo disposti a discuterne, ma in questo momento non possiamo pensare che la soluzione sia il passaggio illegale dalla Turchia per arrivare in Grecia e continuare semi illegalmente il tragitto verso Skopje. Noi continuiamo a sostenere che bisogna aumentare l’immigrazione legale in Europa e, nello stesso tempo, essere molto duri con le organizzazioni criminali.

La situazione nelle isole greche è però spesso tesa…
Ricordiamoci sempre che forniamo piena assistenza al 99,7% dei profughi e che nella Grecia continentale non riscontriamo nessun problema. Purtroppo ci sono problemi in tre isole, ma i cittadini non sono certo diventati fascisti. Prima c’era una stragrande maggioranza di profughi ora parliamo di migranti che non vogliono rimanere né in Grecia, né, tantomeno, tornare in Turchia. È ovvio che l’atteggiamento del sindacato degli albergatori che nei giorni scorsi si è rifiutato di ospitare i migranti offende il nostro senso di civiltà, e che molti sindaci, contrari ai migranti, sbagliano.

Proprio ieri Junker ha parlato di una riforma del diritto d’asilo a livello europeo. Lo stesso Minniti punta ad una semplificazione dell’iter giudiziario. Cosa ne pensa?
In Grecia abbiamo quattro gradi di giudizio e questo non è giusto. Credo che ne bastino due: uno giudiziario e uno affidato al Sevizio nazionale di asilo. Ma ci troviamo di fronte ad un abuso nelle richieste di asilo e questo, paradossalmente, danneggia proprio chi ne avrebbe diritto. Ci vuole una risposta, in accordo con la Convenzione di Ginevra.

Secondo l’Eurobarometro, gli europei sono più preoccupati dei flussi migratori che della crisi economica. Come spiega questo fenomeno?
L’Europa non ha saputo reagire nei tempi e nei modi adeguati. E questo ha aiutato molto i populismi. Da medico posso dire che c’è spesso una diffidenza verso gli stranieri e se la politica non gestisce questo fenomeno, per i populisti è facile presentarli come nemici.

L’hanno colpita le dichiarazioni del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel sugli effetti distruttivi dell’austerità in Europa?
L’austerità moltiplica le possibilità di reazioni intolleranti contro i migranti. Loro sono accanto a te, mentre non puoi certo litigare con Schauble o la Merkel. Parlo, per esempio, dei disoccupati greci. Ed è anche per questo che l’austerità deve finire.