L’argomento non fa parte del vertice sulla giustizia che si terrà martedì prossimo a palazzo Chigi ma una volta sciolto il nodo della prescrizione, piatto unico dell’incontro che il premier Conte avrà con il ministro della Giustizia Bonafede e gli esponenti della maggioranza, a tenere banco potrebbero essere i decreti sicurezza 1 e 2.

La bozza con le modifiche indicate dal presidente Mattarella ai provvedimenti voluti da Matteo Salvini quando era ai vertici del Viminale, è già pronta da settimane e attende solo di essere presentata in consiglio dei ministri dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Del resto era stata proprio lei alla fine di novembre ad annunciare che il lavoro dei tecnici del ministero era terminato e che il nuovo decreto avrebbe potuto vedere la luce entro la fine dell’anno. Poi, prima la legge di bilancio, in seguito altri provvedimenti hanno fatto slittare tutto a gennaio quando, si spera, finalmente il governo potrebbe rimettere mano alle norme anti-immigrazione (ma non solo) volute dal leader della Lega. Del resto anche Conte, che pure da premier del governo gialloverde aveva avallato le scelte di Salvini, in seguito ha preso le distanze dai decreti: «Vanno depurati da condizioni che io stesso ritengo inaccettabili», ha spiegato il premier nella conferenza di fine anno.

Sarà bene chiarire subito che, per quanto ammorbidita, l’impronta punitiva verso le navi delle ong è destinata a rimanere. Le osservazioni fatte dal presidente della Repubblica il 4 ottobre 2018 con una lettera al parlamento, riportano infatti il decreto sicurezza 2 alla sua prima versione, intervenendo dunque sulle modifiche apportate dalle commissioni durante l’esame del parlamento. L’intervento riguarderà quindi le maxi multe (fino a un milione di euro) per le navi delle organizzazioni umanitarie che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque italiane, subordinando di nuovo l’eventuale sequestro dell’imbarcazione alla reiterazione del reato. La sanzione torna dunque a essere compresa tra i 10 mila e i 50 mila euro, come era per l’appunto previsto nella prima versione del provvedimento. Si dovrebbe tornare inoltre la distinzione tra le varie tipologie di navi alle quali applicare le sanzioni.

Un quarto punto riguarda infine l’oltraggio a pubblico ufficiale per il quale nella versione attuale non è più prevista la causa di non punibilità per la «particolare tenuità del fatto». In questo caso la modifica reintrodurrà la discrezionalità del magistrato nella valutazione.

C’è, infine, la possibilità di un intervento anche sul primo decreto sicurezza, là dove è prevista l’abrogazione della protezione umanitaria. Nella sua lettera al parlamento Mattarella ha infatti ricordato come «restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli obblighi internazionali assunti dall’Italia». Formula che dovrebbe entrare nel testo del nuovo decreto.

A proposito dei titolari di protezione umanitaria, nei giorni scorsi il Viminale ha siglato un accordo con l’associazione dei comuni (Anci) per scongiurarne l’uscita dai Siproimi (ex Sprar) entro il 31 dicembre scorso, secondo quanto previsto dal primo decreto sicurezza, permettendo ai comuni titolari di un Siproimi di proseguire l’accoglienza fino a giugno del 2020 grazie anche alla possibilità di accedere a fondi europei. Una soluzione che non scioglie i dubbi dell’Asgi, una delle associazioni che avevano lanciato l’allarme. «Sappiamo di Siproimi che hanno dovuto allontanare i titolari di protezione umanitaria», spiega l’avvocato Salvatore Fachile. «I fondi europei verranno probabilmente assegnati con dei bandi e questo significa che alcuni Siproimi verranno esclusi».