Tre giorni, da lunedì a mercoledì. Il governo gialloverde si gioca tutto in questo lasso di tempo durante il quale al Senato verranno discussi, nell’ordine, il decreto sicurezza bis e la mozione sulla Tav. Se Salvini e Di Maio usciranno indenni da questo tour di force infuocato allora la possibilità di una crisi potrà considerarsi archiviata almeno fino all’8 settembre quando in ballo – ma questa volta alla Camera – ci sarà il taglio dei parlamentari, riforma costituzionale voluta dai 5 Stelle ma contro la quale potrebbe schierarsi la Lega se nel frattempo Salvini dovesse decidere di voler andare alle urne.

Si comincia domani mattina, quando il governo metterà la fiducia sul decreto sicurezza bis che prevede misure più severe contro le navi delle ong. L’obiettivo è quello di arrivare al voto in giornata. Nonostante i numerosi mal di pancia è difficile che dai banchi dei grillini possano uscire sorprese tale da mettere a rischio l’esecutivo. Al momento l’unico no dichiarato al provvedimento è quello della senatrice Elena Fattori che di fatto ha già un piede fuori del movimento. Al suo potrebbe aggiungersi quello del collega ligure Matteo Mantero, tra i senatori che hanno presentato emendamenti al decreto. Tutti gli altri dissidenti, almeno cinque o sei, è quasi scontato invece che usciranno dall’aula al momento del voto in modo da abbassare il quorum e non complicare la vita dell’esecutivo. Se poi per qualche (improbabile) motivo le cose dovessero mettersi male la stessa cosa – ovvero uscire dall’aula – potrebbero farla anche Forza Italia e Fratelli d’Italia garantendo così il via libera definitivo al decreto e passando poi all’incasso dal ministro dell’Interno visto che di fatto si sarebbe formata una nuova maggioranza, questa volta a trazione leghista. «I numeri ci sono», ha tagliato corto Luigi Di Maio mostrando sicurezza e ricordando ancora una volta come uno degli emendamenti passati, quello che prevede la confisca immediata delle navi delle ong, sia stato presentato dal movimento. La questione decreto sicurezza bis sarà comunque chiusa al massimo entro martedì.

Tappa successiva mercoledì, quando a essere discussa sarà la mozione sulla Tav. Che poi non è una sola ma sono diverse di segno opposto. Una, presentata dal M5S, con cui si impegna il parlamento (e non il governo) a non realizzare l’opera, un no di facciata con cui i grillini sperano di mettere a tacere il malumore generato dal sì espresso invece dal premier Conte all’alta velocità. Altre due sono invece del Pd e di Forza Italia e sono entrambe a favore della Tav. La Lega, che non ha presentato una propria mozione ma è favorevole all’alta velocità, alla fine potrebbe votare insieme alle opposizioni contro gli alleati a 5 Stelle. E non potrebbe esserci modo migliore per rappresentare la fragilità della maggioranza.

Domani, mentre al Senato si procederà con le dichiarazioni e poi con il voto, fuori la società civile continuerà a manifestare contro il decreto sicurezza. «La ricerca e soccorso in mare non possono diventare un crimine. Il decreto sicurezza bis ci porta fuori dalla legalità costituzionale, dallo Stato di diritto e dall’umana civiltà», dicono le associazioni – tra le quali Mani rosse antirazziste, Kethane-Rom e Sinti uniti per l’Italia, Rete restiamo umani, ma anche Sinistra italiana e Rifondazione comunista, che domani terranno un presidio in piazza Montecitorio dalle 9 fino alle 20.