Le norme sui contratti del Dl dignità modificano le liberalizzazioni introdotte dall’ex ministro Giuliano Poletti: la durata dei contratti a termine scende da 36 a 24 mesi, le proroghe passano da 5 a 4. Il contratto è libero solo per i primi 12 mesi, per rinnovarlo sono necessarie le causali: gli imprenditori devono specificare le ragioni per le quali si intende proseguire con un rapporto a tempo come, ad esempio, esigenze connesse a incrementi temporanei, necessità estranee all’attività ordinaria o ferie. In assenza delle causali, il contratto si trasforma automaticamente in indeterminato.

A ogni rinnovo i contributi crescono dello 0,5%. Per i contratti della Pubblica amministrazione e per gli stagionali resta tutto invariato e non si applicano le causali. Sale da 120 a 180 giorni la finestra per impugnare un contratto a tempo. Maggiori anche i costi dei licenziamenti in caso di illegittimità, che salgono del 50%: l’indennizzo cresce, infatti, da 4-24 mensilità previste dal Jobs act a 6-36 mensilità. Aumenta fino a 27 mensilità (da 18) in caso di conciliazione.

Le aziende potranno assumere con contratti a termine fino al 30% dei propri dipendenti, il decreto Poletti stabiliva che non potessero superare il 20%. All’impianto del decreto è stato poi aggiunto il rinnovo per altri due anni del bonus assunzioni con uno sgravio del 50% per i giovani tra i 30 e i 35 anni. Per gli altri c’è un taglio del 10% del costo del lavoro, che dovrebbe valere circa 300 milioni di euro l’anno. Misure da finanziare attraverso le slot machine. Grazie all’estensione dei bonus sono previsti oltre 62 mila posti stabili in più, in base alle stime della Ragioneria generale dello Stato inserite nella relazione che ha accompagnato il provvedimento in Aula.

Nelle intenzioni del governo giallo verde questo dovrebbe stoppare le polemiche sorte all’approvazione del decreto, a luglio, quando la nota di accompagnamento (realizzata con i dati Inps) indicava una perdita di 8mila posti di lavoro all’anno per mancati rinnovi, innescando lo scontro frontale con il presidente Inps, Tito Boeri. Per i contratti in corso al 14 luglio, si applicherà la disciplina previgente fino al 31 ottobre 2018. È previsto quindi un regime transitorio nel quale le imprese possono rinnovare i contratti a termine oltre i 12 mesi senza causale. Ma sarà una circolare ministeriale a chiarire la materia.

Le norme del Dl devono fare i conti con i dati Istat sulla prima metà del 2018 con la crescita dell’economia in rallentamento e il mercato del lavoro bloccato. Il Pil del secondo trimestre è fermo a più 0,2%. A giugno si sono bruciati quasi 50mila posti di lavoro, soprattutto nei fissi. I tempi determinati scavalcano i tre milioni, un nuovo record storico.