Il campione-paladino della libertà contro il totalitarismo sanitario. Novak Djokovic è ancora in un hotel di Melbourne che ospita decine di rifugiati. La sua vicenda sul visto negato per l’esenzione medica ottenuta da non vaccinato è diventata l’innesco di un frullatore che coinvolge politica, religione, esteri e opinione pubblica. Tra 48 ore c’è la decisione finale di una corte federale sul suo ingresso a Melbourne per la partecipazione all’Australian Open. Ma quel documento impugnato dalla polizia di frontiera potrebbe costargli più dell’assenza al torneo che ha vinto nove volte in carriera. Davanti all’albergo del numero uno mondiale si sono riuniti preti ortodossi, famiglie dei rifugiati e associazioni che difendono i diritti dei richiedenti asilo al governo australiano.

Ci sono stati momenti caldi, diversi arresti, ma emergono alcune storie sconosciute all’opinione pubblica, come quella del rifugiato iraniano Mehdi Ali – raccontata dal Guardian – che si trova da nove anni nella struttura che è poi diventata un centro di detenzione di immigrati. Una ribalta che è stata concessa dalla popolarità di Djokovic e lo stesso tennista serbo in un post su Instagram si è compiaciuto del sostegno che gli è stato tributato. Nel frattempo, il padre di Djokovic ha paragonato il figlio prima a Spartaco e poi a Gesù indicando nell’esilio in hotel un’offesa al popolo serbo. La mamma si è scagliata contro le autorità australiane, con il figlio «prigioniero in un hotel per immigrati, in una stanza piena di insetti». Tra i colleghi anche l’australiano Nick Kyrgios, spesso in conflitto con il serbo, si è detto sconcertato dal trattamento che il miglior giocatore del mondo starebbe subendo dalle autorità australiane, che a loro volta hanno ricordato la libertà di Djokovic di lasciare il Paese in qualunque momento, sebbene Djokovic per il visto irregolare rischi il divieto d’ingresso per tre anni. Parole critiche verso Djokovic sono arrivate da uno dei suoi più grandi rivali, Rafa Nadal (20 titoli del Grand Slam, come Djokovic e Roger Federer) che ha sottolineato l’importanza della vaccinazione e del rispetto delle regole che vale per tutti.

La questione Djokovic, come era facile immaginarsi, è utilizzata dalle forze politiche allergiche alla vaccinazione e alle restrizioni sanitarie. Se in Italia un pezzo della stampa di destra si è schierata dalla parte del tennista, in Spagna si va oltre: diversi dirigenti della formazione di estrema destra Vox, tra cui l’eurodeputato Hermann Tertsch, hanno esaltato la battaglia del serbo contro «il totalitarismo australiano». Nelle ore precedenti il governo di Belgrado ha preso le difese di Djokovic, a partire dal presidente della Serbia Aleksandar Vucic. Nel frattempo il ministro dello sport francese, Roxana Maracineanu, ha già annunciato l’invito a Djokovic al Roland Garros anche se non vaccinato e a Melbourne si è registrato anche il caso di Renata Voracova, che si è vista negare il visto per un’esenzione medica al vaccino, di recente è stata contagiata dal virus. A breve lascerà l’Australia: si è cancellata dal torneo. (ni.sel.)