Sergio Mattarella ieri ha detto qualcosa di importante. “Nessun malato, ovunque, ma particolarmente nella nostra Repubblica, deve sentirsi invisibile o dimenticato. E’ da come una società affronta i problemi di chi è più fragile che si misura la sua vera forza”. Un duro atto d’accusa? Mica tanto. Il tono è solenne, l’appello del tutto condivisibile, peccato solo che il presidente della Repubblica stava parlando d’altro: la legge sul testamento biologico ferma da anni in Parlamento non c’entra nulla.

Ognuno può interpretare le sue parole come meglio crede, ma il messaggio di Sergio Mattarella non contiene alcun riferimento a dj Fabo, l’uomo che è dovuto espatriare in Svizzera per scegliere di mettere fine a una vita di inutili tormenti. Eppure l’occasione si prestava, tant’è che agenzie e siti on-line in un primo momento avevano ritenuto ovvio accostare le sue sensate affermazioni al dramma che ha riportato alla ribalta l’inerzia colpevole di uno Stato che non vuole approvare una legge che permette di morire senza soffrire. Il presidente ieri stava celebrando al Quirinale la Giornata delle malattie rare. Nemmeno il richiamo alla carta costituzionale può essere letto alla luce del dramma di cui sta discutendo tutta l’Italia (e balbettando la politica). “La nostra Costituzione – ha ricordato Mattarella – stabilisce all’articolo 32 la tutela della salute come fondamentale diritto di ogni persona e come interesse dell’intera collettività. Si tratta di un diritto pieno, non comprimibile, che attiene alla dignità e alla libertà di ciascuno, tanto che quello stesso articolo prevede la garanzia delle cure per coloro che si trovano in condizione di indigenza”.

Eppure non si può dire che il Quirinale non fosse stato sollecitato ad intervenire sulla vicenda, tanto che lo stesso dj Fabo aveva scritto una straziante lettera al presidente affinché intervenisse per sbloccare almeno la discussione sul ddl presentato dai Radicali che permette l’eutanasia assistita. Il messaggio non ha lasciato del tutto indifferente il Colle, tant’è che lo scorso 17 febbraio il radicale Marco Cappato ha incontrato due stretti consiglieri del presidente, Giancarlo Montedoro, addetto agli affari giuridici, e Luisa Corazza, consulente per le questioni di carattere sociale. Un “ascolto”, certo non una risposta all’appello di dj Fabo.

Meno gelido ma altrettanto desolante l’approccio del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, incalzato ieri dai cronisti durante una conferenza stampa a Palazzo Marino (era a Milano per rinnovare il patto di renziana memoria con il sindaco Sala). “Sono sinceramente colpito – ha detto – dalla vicenda di dj Fabo come, credo, tutti i nostri concittadini. Il governo guarda con rispetto al confronto parlamentare che c’è e che credo sia doveroso e interpella le coscienze dei singoli parlamentari”. Poi una precisazione: “Vorrei solo aggiungere che la legge su cui la Camera è chiamata a pronunciarsi e confrontarsi riguarda il cosiddetto testamento biologico e non l’eutanasia”. Come dire, anche in caso di un improbabile sussulto di questo parlamento altre persone, dopo dj Fabo, dovrebbero continuare a lasciare l’Italia per farsi accompagnare verso una morte dignitosa.

Quanto al governo, è chiaro non da oggi che non muoverà un dito per accelerare l’iter di un provvedimento che in questa legislatura mai potrà essere all’ordine del giorno. Lo ha sottolineato anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: “E’ una vicenda tristissima e drammatica, esprimo tutta la mia solidarietà umana nei confronti della famiglia, della fidanzata e degli amici. C’è una normativa in Parlamento, le commissioni stanno lavorando in modo molto sobrio come deve essere. E’ un lavoro che attiene al Parlamento e non al governo, il governo non interverrà”.

Il giorno dopo, radicali a parte, i politici hanno qualche difficoltà ad esprimersi. Per la delicatezza dell’argomento, dicono, e per la trasversalità di vedute che rompe e imbarazza gli schieramenti. Fa eccezione il presidente della Puglia, e candidato alle primarie del Pd, Michele Emiliano. E’ già in campagna elettorale. “La politica in questi anni e con essa il Partito democratico – ha dichiarato a SkyTg24 – si è disinteressata in maniera ipocrita di queste materie. Questa è una vicenda che fa capire che il Pd deve cambiare diametralmente suo punto di vista. Coinvolgiamo le persone in questa grande discussione, a questo servono i partiti e non ad alimentare l’ego spropositato di chi si è affacciato alla politica negli ultimi anni”. Coinvolgente, ma senza esagerare: “Non ho mai detto di essere favorevole all’eutanasia. Sono favorevole al testamento biologico, sono favorevole a consentire a una persona di stabilire qual è il massimo livello di cure a cui vuole essere sottoposto. Si tratta di libertà, non di eutanasia, è un’altra storia”.