Sessanta giorni di carcere per aver separato illegalmente una coppia di migranti. E’ la condanna inflitta ieri in Danimarca da una corte speciale all’ex ministra dell’Immigrazione Inger Stojberg. E’ la sesta volta nella storia del paese che un ministro viene processato dopo il via libera dato dal parlamento.

Stojberg ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Immigrazione tra il 2015 e il 2019 con il governo conservatore di Lars Lokke Rasmussen e la vicenda che l’ha portata sul banco degli imputati riguarda una serie di norme, istituite dal suo ministero nel 2016, che introducevano il divieto di far alloggiare insieme le coppie di rifugiati nelle quali almeno uno dei due componenti fosse minorenne. La decisione riguardò in tutto 23 coppie prima che le norme venissero accantonate.

Il via libera al processo per l’ex ministro è arrivato lo scorso mese di febbraio con il voto del parlamento danese. A favore si espresse anche Venstre, il partito populista sovranista euroscettico e xenofobo del quale faceva parte Stojberg che si dimise dopo la decisione.

Favorevoli a una condanna per Stojberg si sono espressi 25 dei 26 giudici della corte speciali, anche se hanno ridotto la pena rispetto ai quattro mesi di reclusione chiesti inizialmente dall’accusa. «Che siano quattro mesi oppure due per noi cambia poco. L’importante è che il tribunale abbia stabilito che Stojberg è colpevole», è stato il commento del procuratore John Lauritzen al termine del processo.

La legge che porterà Stojberg in carcere – le sentenze della corte speciale non sono infatti appellabili – era nata per contrastare i matrimoni combinati con minori, ma per i giudici si trattava di norme che violavano la Convenzione dei diritti umani. L’ex ministra è famosa in patria per le sue posizioni dure nei confronti di migranti e rifugiati. Nel 2016 con l’allora collega degli Esteri Kristian Jensen difese davanti alla commissione Libertà civili dell’Europarlamento la proposta di privare i rifugiati di denaro e oggetti preziosi oltre i 1.300 euro «per contribuire alle spese di mantenimento e alloggio». E sempre in quegli anni la Danimarca avviò una serie di misure per scoraggiare i migranti a recarsi nel paese. Tra queste una pubblicità da far uscire sui giornali dei paesi di origine dei migranti nella quale si spiegava come la Danimarca non fosse più in grado di garantire case ai rifugiati e si preparava a tagliare i benefici previsti dal welfare per gli stranieri. Più di recente ha sollevato polte polemiche il piano dell’attuale governo di rimpatriare tutti i siriani.