Aliona Vodonaeva, presentatrice, show-girl e attrice tra le più gettonate in Russia è finita nella lista dei proscritti del Cremlino e del Ministero dell’interno. Il motivo? La sua posizione sul diritto di aborto e la politica demografica di Vladimir Putin. La vicenda è iniziata tempo addietro, alla fine di dicembre, quando la stampa pubblicò la notizia che a Samara, grande città a nord-est di Mosca, il governatorato locale aveva chiesto alle cliniche private di respingere le richieste di interruzione della gravidanza.

VODONAEVA aveva risposto con veemenza a questa intromissione dello Stato in un post su Instagram: «Sfortunatamente, viviamo in un paese povero e avido, e se non sei sicuro di poter fornire a te stesso e al bambino conoscenze e medicine, cibo e vestiti, allora è meglio che non dai alla luce bambini», aveva scritto la presentatrice. Aveva poi gettato altra benzina sul fuoco affermando che «il problema della politica demografica non sta nella quantità di capitali devoluti a favore della maternità, ma nello standard di vita dei russi. Il milione di rubli concessi alle famiglie che fanno più figli rischia di diventare fatale per le generazioni future se i russi, disperati per la povertà o perché manca sempre una bottiglia di vodka, iniziano a figliare solo per avere questi soldi».
Una posizione la sua che ha provocato la reazione stizzita non solo della chiesa ortodossa ma di molti giornalisti televisivi e politici che, in prime-time, sul primo canale televisivo la hanno parlato di «indecenza» e di un comportamento «da prostituta» per la presentatrice.

Il 18 gennaio scorso anche il presidente Putin ha voluto dire la sua, definendo «mostri morali» coloro che si oppongono al sostegno dello Stato alle famiglie con molti bambini. E pochi giorni dopo il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha dichiarato che Vodonaeva avrebbe dovuto essere multata per quanto aveva sostenuto.

Ma la polizia è stata ancora più zelante: il 10 febbraio ha avviato un’indagine preliminare contro Vodonaeva a causa dei suoi post. «Vodonaeva è stata convocata presso il dipartimento della Direzione principale del Ministero degli interni – ha riportato un’agenzia Tass – Il reato ipotizzato sarebbe quello di ’incitamento all’odio’». Vodonaeva non si è lasciata intimorire, confermando la sua posizione e dicendosi «delusa da Putin».

UNA TALE LEVATA DI SCUDI e di minacce per alcuni messaggi su un social non è comprensibile se non è chiara la cornice russa: l’attacco al diritto all’aborto che da anni prosegue sottotraccia da parte delle istituzioni russe e il tragico quadro demografico del paese. È proprio il caso di Samara, che ha fatto scattare la reazione della presentatrice, a rendere ben visibile come si realizzi questo attacco. Negli ospedali pubblici russi alla richiesta di aborto deve far seguito la «settimana del silenzio»: servirebbe alla donna per «riflettere» sulla sua scelta. Tuttavia, in questo lasso di tempo la donna subisce spesso ogni tipo di pressione. Lo ha denunciato anche Radio Svoboda: «In Russia, in alcune regioni coloro che hanno deciso di abortire vengono inviate da un sacerdote per un consulto». Nell’aprile 2018, una residente di Stary Oskol (regione di Belgorod) ha affermato che per ottenere il permesso di abortire nella sua città, sono stati necessari diversi incontri.

OLTRE AL SACERDOTE ha dovuto presentarsi di fronte al capo della consulta delle donne, a un ginecologo e a uno psicologo. Una pressione che dà i suoi frutti: il 18% delle donne, dopo tale «trattamento», recede dalla volontà di abortire. Resterebbero le cliniche private (il problema del costo è relativo perché l’interruzione di gravidanza si paga anche nel settore pubblico) che però per un terzo a Samara – 10 su 31 – hanno aderito all’invito del governatorato a non praticare l’intervento.

MALGRADO TUTTO CIÒ, gli aborti contano ancora numeri cospicui in Russia: nel 2019 sono stati circa 750mila. Dal 2014 sono in crescita (anno in cui è iniziata nel paese la crisi economica), dopo che per quasi un ventennio erano costantemente diminuiti. Un’ulteriore dimostrazione che gli aborti non sono legati alle politiche dello Stato nel settore della maternità ma a un quadro sociale frantumato dove la bassa fertilità maschile si accompagna ad alcolismo, depressione, costante aumento della giornata lavorativa (la Russia è al quarto posto nella classifica dei paesi dove si lavora di più al mondo, oltre 2000 ore all’anno, secondo l’Ocse), bassi salari.

Putin nel 2017, in una conferenza stampa, ha affermato che il «divieto di aborto non è in grado di migliorare la situazione demografica nel paese e potrebbe aumentare il rischio di interventi illegali, nonché spingere le donne ad andare all’estero»; tuttavia, molti deputati di Russia Unita continuano a richiedere un ulteriore giro di vite sul diritto ad abortire, spalleggiati dalla Chiesa ortodossa. La quale, come è noto, è finanziata generosamente dal governo russo.

In questa situazione politica, la denuncia di Vodonaeva ha provocato la reazione sdegnata di tutto l’establishment. Ma il calo demografico che potrebbe portare, secondo la Banca Mondiale, la Russia a una riduzione della popolazione dagli attuali 144 milioni ai 107 entro il 2050, non si potrà arrestare firmando assegni alle famiglie prolifiche o impedendo alle donne di interrompere la gravidanza. Casomai, attraverso una politica sociale che oggi in Russia latita.

SCHEDA

Nella Russia contemporanea, l’aborto è incluso nell’elenco dei tipi di cure mediche coperte dall’assicurazione sanitaria nazionale, anche se poi di fatto come tutte le operazioni chirurgiche deve essere pagato. Ogni donna ha diritto entro le prime 12 settimane a interrompere la gravidanza liberamente. In caso di stupro si può abortire fino a 22 settimane dall’inizio della gravidanza e in qualsiasi momento per motivi di salute. Un aborto di una paziente minore o di un’adulta riconosciuta legalmente non in grado di intendere e di volere può essere eseguito dopo una decisione del tribunale, presa su richiesta del suo rappresentante legale. La realizzazione di una cessazione artificiale della gravidanza da parte di una persona senza una formazione medica di profilo adeguato comporta la responsabilità penale, che è regolata dall’art.123 del codice penale della Federazione Russa. L’aborto divenne legale subito dopo la rivoluzione d’Ottobre. Stalin lobandì di nuovo nel 1934 e tornò ad essere legale 1954. (y. c.)