I primi effetti della legge anti-proteste non sono tardati ad arrivare. Gli attivisti del movimento «6 aprile» Ahmed Maher, Ahmed Douma e Mohamed Adel sono stati condannati a tre anni per aver organizzato una manifestazione non autorizzata nel centro del Cairo.
In particolare Ahmed Maher si era più volte espresso a favore di un governo islamista dopo le elezioni parlamentari del 2012 determinando una spaccatura nel movimento nato nel 2008. L’Unione europea ha espresso preoccupazione per la sentenza di condanna contro i tre attivisti egiziani.
L’Alto rappresentante per la politica Estera dell’Ue, Catherine Ashton ha auspicato una revisione della condanna in appello e ha criticato la norma che limita le manifestazioni (che ha di fatto sostituito lo stato di emergenza, conclusosi nel novembre scorso). Critiche dall’Ue sono arrivate anche per le perquisizioni e gli arresti sommari degli attivisti socialisti dell’Ecesr, Centro di ricerca economica guidato dall’ex candidato alle presidenziali Khaled Ali. Contemporaneamente alla lettura delle condanne e dopo la quarta imputazione a carico di Morsi, i Fratelli musulmani hanno annunciato che oltre 450 membri della Fratellanza detenuti, fra cui alcuni stretti collaboratori del presidente deposto Mohamed Morsi, hanno iniziato lo sciopero della fame.
I detenuti protestano contro la loro prigionia e il «trattamento disumano» a cui sono sottoposti. La Fratellanza musulmana denuncia, anche ai media internazionali abbastanza sordi dopo il golpe militare, in particolare che «sono vietate le visite dei familiari, l’assistenza giuridica e le cure mediche», mentre molti attivisti islamisti si trovano in isolamento o in luoghi sconosciuti.