David Rank, l’attuale diplomatico americano di più alto grado a Pechino, in attesa dell’arrivo del nuovo ambasciatore, si è dimesso dal suo incarico, sostenendo di non potere, «in quanto padre, patriota e cristiano» sostenere la scelta dell’amministrazione Usa guidata di Trump di uscire dagli accordi di Parigi sul cambiamente climatico. Secondo le prime indiscrezioni che hanno confermato la scelta del diplomatico americano, ci sarebbe proprio stata la sua volontà a non consegnare la nota che avrebbe avvistato pubblicamente Pechino circa le decisioni del presidente Donald Trump.

DAVID RANK è nella diplomazia Usa dal 1990: ha lavorato anche in Afghanistan e Pakistan. Dal 2011 al 2012 era stato il consigliere politico all’ambasciata degli Stati uniti a Kabul.

L’attuale facente funzione di ambasciatore, ha annunciato il suo ritiro in un incontro con i dipendenti dell’ambasciata citando l’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi sul clima come una ragione. Da parte sua il Dipartimento di Stato ha confermato il ritiro di Rank affermando che è stata una «decisione personale».

Questo evento segna un’altra importante frizione nell’amministrazione americana a seguito dell’ennesima decisione della nuova presidenza Trump, aprendo una nuova breccia interna e favorendo ancora una volta Pechino che, nonostante le problematiche legate all’inquinamento del paese, può ergersi a potenza responsabile e attenta alle questioni climatiche, così come già aveva sfruttato l’approccio isolazionista di Trump per porsi come nuova e futura guida mondiale. Nella giornata di ieri è arrivata un’altra importante «minaccia» di ritiro, questa volta da parte degli Stati uniti dal consiglio dei diritti umani dell’Onu.

L’AMBASCIATRICE USA ALL’ONU Nikki Haley, secondo quanto riferito ieri dalla Bbc, avrebbe affermato che gli Stati uniti starebbero «considerando attentamente» il loro ruolo all’interno del Consiglio per i diritti umani. Il fatto che siano passate cinque risoluzioni contro Israele mentre sul Venezuela non ne è stata considerata neanche una, ha aggiunto Haley, «è duro da accettare».

La motivazione sarebbe dunque da ricercare nella tendenza «anti israeliana» del Consiglio dell’Onu. Haley ha scritto che«il mese scorso un sottocomitato del senato si è riunito per considerare se gli Usa debbano continuare a far parte del Consiglio».

Quanto si chiede Haley è se il Consiglio «appoggi effettivamente i diritti umani o sia semplicemente una vetrina per le dittature che usano la loro appartenenza per dissimulare la brutalità».