Doveva essere un incontro tecnico al ministero del Lavoro per sbloccare i fondi già disponibili ed è finita con una sessantina di persone portate in commissariato, cinque contusi e un nulla di fatto.

Ieri mattina circa 700 persone si erano messe in viaggio da Napoli per raggiungere Roma: l’incontro tra rappresentanti del governo, regione Campania, provincia e comune di Napoli avrebbe dovuto stabilire le modalità di impiego di circa 7,5 milioni di euro che la regione rifiuta di utilizzare per stabilizzare i precari del Progetto Bros. Si tratta di 3.741 disoccupati formati per lavorare nel ciclo dei rifiuti, della raccolta differenziata e della bonifica delle coste grazie a protocolli sottoscritti dagli enti locali e da ministri sia di centrodestra che di centrosinistra dal 2005 al 2009. Corsi e contratti a progetto per scarsi 500 euro al mese non hanno mai portato a una stabilizzazione. Poi nel 2010 l’amministrazione del governatore Stefano Caldoro ha deciso di rifiutare qualsiasi interlocuzione lasciandoli per strada a manifestare.

«Eravamo già in viaggio in pullman quando ci hanno detto informalmente che per la seconda volta il tavolo era saltato – spiegano i Bros -. Al ministero nessuno ha voluto scendere a parlare con noi. Un gruppo ha deciso di chiedere spiegazione al Pd, che esprime il premier e molti esponenti di governo». Così intorno alle 14, mentre gli Edn – Euro disoccupati napoletani – occupavano simbolicamente la fontana di Trevi, un contingente di precari dei Banchi nuovi e Mda di Acerra, più i collettivi Iskra e Zero81, è arrivato alla sede democrat: «Volevamo sapere i motivi dello stop e magari, tramite loro, avere una nuova data e invece, mentre stavamo discutendo, alcuni funzionari, attivisti e le guardie giurate ci sono saltati addosso. Consiglia ha settant’anni ed è rimasta contusa insieme ad altri due compagni. La situazione si era calmata e stavamo parlando di nuovo quando è arrivata la celere. Con i manganelli prima ci hanno spinto in un angolo e poi caricati con la forza nei cellulari». Circa in quaranta fotosegnalati a cui dovrebbe seguire la denuncia. Il Pd ha replicato via twitter: «Non esistono buone ragioni per la violenza. Condanniamo con forza l’aggressione e pretendiamo rispetto per chi ci lavora». Un paio i contusi tra chi era nella sede di via Sant’Andrea delle Fratte. Altrettanto netta le replica dei manifestanti: «I signori molto poco democratici hanno tolto la maschera e alle nostre legittime richieste hanno dato una risposta di destra».

Molti aderenti al progetto lottano per il lavoro dalla metà degli anni ’90. Lungo il percorso hanno accumulato un tale carico di denunce e condanne da scalare le classifiche come nemico pubblico numero uno. Addirittura sono stati accusati di estorsione ai danni dell’assessorato regionale al lavoro. Hanno collezionato condanne al 416 bis, avvisi verbali, multe di oltre 2mila euro per occupazione di binari. Una repressione mascherata da ordine pubblico. Da un anno il loro progetto non riparte perché il piano presentato dal comune alla regione, titolare del finanziamento ministeriale, è stato rifiutato da Palazzo Santa Lucia. L’ente vuole sostenere il proprio piano lavoro, che per ora non ha lasciato alcun segno nella regione maglia nera per la disoccupazione, un piano che non offre reali risposte a disoccupati di lunga durata. Così fa ostruzione, i mesi passano e il rischio è che il fondo sparisca alla prossima crisi di bilancio. Dopo le denunce le porte del ministero si sono aperte: il tavolo verrà riconvocato entro Natale, gli assessori al lavoro sono stati invitati a sedersi con una bozza di accordo.