nightout_supergroup
 I Dodgers di Los Angeles si apprestano ad affronatre i playoff di baseball, la prima postseason in quattro  anni e un traguardo raggiunto in spettacolare rimonta dopo che fino a giugno erano stati fanalino di coda fisso della divisione ovest. La musica e’ cambiata con l’arrivo di Yasiel Puig, 22enne defettore cubano che la squadra ha scritturato in Messico con contratto multimilonario (al commercio di giovani cubani indotti alla defezione da talent agent del campionato dovremo un giorno occupoare in un altro post). Tant’e’: Puig sara’ molto probabilmente rookie dell’anno  e i Dodgers chiudono gloriosamente la stagione con le ultime due  partite di campionato davanti al pubblico di casa.  Nel baseaball usa corredare le partite con bande militari, fuochi d’artificio e concorsi a premi e, a volte un “tema” per la partita. Quella di ieri sera, la penultima,  e’ stata dedicata ai tifosi gay, il primo evento  LGBT nella storia di una squadra che in proposito  ha semmai antecedenti scomodi. In particolare l’incidente del 2000 quando una coppia di lesbiche e’ stata rimossa a forza dagli spalti dal servizo di sicurezza dopo che  “membri del pubblico” si erano lamentati per un bacio scambiato dalle due donne, perche’ che “diamine ci sono anche dei bambini”. Sfidando le turbe infantili il presidente della societa’ allora si era precipitato a West Hollywood a porgere le sentite scuse per il “barilla moment” alla comunita’ gay, colto certo da rimorsi morali e in parte forse dalla prospettiva di una querela per discriminazione che sarebbe costata assai cara ai Dodgers. Soprattutto si e’ trattato di una semplice valutazione commerciale da parte di una azienda sportiva il cui successo dipende dal massimo appeal a tutte le variegate componenti demografiche della citta’. Sono anni ad esempio che i Dodgers organizzano eventi mirati agli ispanici, ai coreani, i giapponesi, ai reduci di guerra, ora , seppur tardivamente, hanno preso atto che alienare l’intera tifoseria omosessuale costituisce al minimo una gigansteca svista manageriale. Non occorre avere un premio nobel; ci sono arrivati molti anni prima anche quelli di Disneyland che ai tempi di Zio Walt ai gay imponevano il divieto di frequentazione  e che ora invece corteggiano attivamente il segmento di consumatori che fornisce alcuni dei piu’ accaniti – e  benestanti – appassionati del kitsch disneylandiano. Non ci illudiamo che i mercati siano particolarmente virtuosi, neutri si pero’, e un manager di un moderno conglomerato multinazionale che non lo capisce paga giustamente un caro prezzo. Sono i rischi del mestiere quando si e’ basati in un paese dove e’ ancora normale dividere la societa’ i  cittadini e stranieiri, lanciare gli stessi beceri improperi ogni domenica ai calciatori neri o  tirare le banane ai ministri dal tono di pelle sgradito. Un paese che si ostina a celebrare l’ignoranza come coraggiosa resistenza al politcally correct mentre molti illustri politici sono i primi a dare il cattivo esempio. La partita di baseball arcobaleno sara’ pure frutto di un gesto interessato ma al di la delle motivazioni troviamo comunque edificante che uno stadio pieno di rudi tifosi impari ad applaudire il gay mens chorus – magari per osmosi acquisiranno un po’ di tolleranza o quantomeno l’educazione da cui una moderna societa’ civile non puo’ prescindere.

 

Amanti di Topolino al gay days di Disneyland
Amanti di Topolino al gay days di Disneyland