Rai come servizio pubblico? No, quando si parla di fine-vita, e soprattutto in prime time. Come documentato dal Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, nel triennio 2011/2013 la Rai ha dedicato al tema dell’eutanasia circa 215 minuti: 42 interventi tra tg e trasmissioni di approfondimento. Sul tema si accendono i riflettori solo in caso di suicidi di persone note. Come fu per Mario Monicelli che oramai in fase terminale si lanciò dal quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma; o per Carlo Lizzani buttatosi dal terzo piano della sua casa nel quartiere Prati di Roma. Scomparse tragiche di persone note che escono dall’ombra, come fece Piergiorgio Welby quasi otto anni fa, ma che sono la punta di un iceberg di cui nessuno si vuole occupare: l’eutanasia clandestina. Nonostante la questione rappresenti un tema di rilevanza politica e sociale – 46% è il dato statistico dei suicidi avvenuti in Italia nel 2010 che hanno avuto come movente malattie fisiche e psichiche – viene sistematicamente cancellata dal servizio pubblico radiotelevisivo.

Ed è per questo che Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, lo scorso giovedì hanno inviato una lettera aperta alla presidente della Rai Tarantola, al direttore generale Gubitosi, al direttore del Tg1 Orfeo e al presidente della Commissione di Vigilanza Rai Fico. Il motivo: «In relazione al servizio ’I miei pazienti, lasciati liberi di morire’ andato in onda nell’edizione del Tg1 del giorno 4 giugno 2014, siamo a segnalarVi che la Rai ha ignorato sia il tema della legalizzazione dell’eutanasia, sia la campagna politica di rilevanza costituzionale in corso. Ciò è avvenuto in violazione – per quel che concerne la completezza, l’obiettività, il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione – dei principi fondamentali del Testo unico della radiotelevisione, degli atti di indirizzo della Commissione di Vigilanza Rai – sia in periodo elettorale, che non elettorale -, del Contratto di Servizio Rai – Ministero dello Sviluppo economico, del Codice Etico Rai». Politica inerte e cancellazione di una imparziale e completa informazione sono gli ingredienti perfetti per isolare i cittadini in uno spazio privo di diritti: «Chiediamo dunque alla Rai di operare con urgenza per integrare l’informazione fornita e restituire così ai cittadini italiani il diritto effettivo di conoscere anche l’iniziativa del Comitato per l’eutanasia legale», hanno concluso Gallo e Cappato.

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