A pochi giorni dalla telefonata tra Vladimir Putin e Joe Biden, che sembrava ventilare l’ipotesi di un tentativo di riavvicinamento tra i due Paesi dopo le forti tensioni dovute all’escalation in Ucraina e alle frizioni diplomatiche delle ultime settimane, le nuove sanzioni nei confronti di Mosca annunciate ieri dalla Casa bianca rappresentano una brusca inversione di rotta e mettono a rischio il possibile incontro di cui i due leader hanno discusso martedì.

«Che le sanzioni non contribuiranno in alcun modo a un incontro simile è certo: ma se lo ostacolerà o meno, sarà comunque una decisione dei presidenti», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Ben più dura, come di consueto, la replica del ministero degli Esteri. «Joe Biden ha dichiarato l’interesse a normalizzare i rapporti con la Russia, eppure le sue azioni dimostrano il contrario: gli Stati uniti continuano a scommettere sulla pressione sanzionatoria e sulle influenze esterne», ha dichiarato la portavoce del dicastero, Maria Zakharova.

Nonostante siano una risposta agli attacchi informatici SolarWinds e alle presunte ingerenze di Mosca nelle elezioni presidenziali Usa dello scorso anno, le misure annunciate da Washington mettono indubbiamente a rischio un possibile colloquio tra i due leader, che martedì scorso avevano discusso sulla possibilità di incontrarsi in un Paese terzo per discutere lo stato dei rapporti bilaterali. Soprattutto, si inseriscono in un contesto di tensioni già elevatissime dopo il caso Navalnyj e l’escalation in corso nel Donbass.

Pesa particolarmente la decisione di espellere dieci diplomatici e sanzionare 32 soggetti privati della Federazione. In aggiunta, sarà vietato alle istituzioni finanziarie statunitensi di partecipare al mercato primario per le obbligazioni emesse dalla Banca centrale, dal ministero delle Finanze e dal Fondo nazionale di previdenza russo, a partire dal 14 giugno: una misura che ha avuto un certo impatto anche sull’andamento del rublo ieri, e che acquista rilevanza ancora maggiore considerando che le nuove sanzioni impattano sul debito sovrano russo. Nell’occhio della Casa bianca anche sei compagnie tecnologiche russe, a cui sono state imposte sanzioni in quanto accusate di legami con le operazioni di spionaggio di Mosca.

All’annuncio ufficiale delle misure è seguita poco dopo la convocazione, da parte del ministero degli Esteri russo, dell’ambasciatore statunitense John Sullivan. «Una risposta alle sanzioni sarà inevitabile: gli Stati uniti devono comprendere il peso delle loro azioni», ha affermato Zakharova, parlando di un colloquio «molto pesante» per la parte Usa.

Nel frattempo, la Banca centrale russa ha fatto sapere di essere pronta all’adozione di misure tese a limitare l’impatto delle sanzioni. «La Banca di Russia, se necessario, utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per preservare la stabilità finanziaria», ha fatto sapere l’istituto di emissione, ricordando che nel corso dell’ultimo anno è andata diminuendo la concentrazione di investitori stranieri sul debito pubblico, in particolar modo nei collocamenti primari.

Un messaggio analogo è arrivato anche dal ministero delle Finanze, che ha fatto sapere di voler interrompere l’offerta di opzioni di finanziamento di buoni Ofz (obbligazioni di prestito federale, strumento principale con cui le autorità russe stanno colmando il deficit causato dalla pandemia) dopo l’entrata in vigore delle sanzioni.