Il mondo vive l’emergenza delle crisi mediorientali e dei numerosi conflitti a minore intensità, ma non per questo meno forieri di dolore e disperazione. Perdurano lo scandalo della fame, che colpisce 850 milioni di cittadini del pianeta, e quello di una disuguaglianza che fa sopravvivere tre miliardi di persone con meno di due dollari al giorno accanto agli 85 ricchi che posseggono da soli quanto metà della popolazione mondiale. In questo quadro i «modelli di sviluppo» parlano di competizione internazionale e crescita, senza altri aggettivi, utilizzando in modo bulimico risorse scarse ed esauribili e scaricando sulle generazioni future il peso delle scelte contaminanti di oggi.

Non tutto, però, in questo panorama ricco di evidenti e gravi squilibri è negativo. Il fermento per far crescere un’attenzione ad una global governance più efficace, che orienti a scelte diverse e sostenibili è vivo e cerca di utilizzare il patrimonio che percorsi di ricerca e cittadinanza responsabile, hanno da tempo promosso in modo sempre più sistematico.

Quel fermento ha portato nel 2000 agli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio per dimezzare la povertà nel pianeta entro il 2015. Oggi il mondo è coinvolto in una discussione, purtroppo poco visibile, per identificare quello che sarà il quadro per il post 2015, con la scelta di quelli che saranno gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

La società civile italiana è particolarmente impegnata alla costruzione di questo quadro, con un lavoro di dialogo tra i diversi soggetti che la compongono in Italia, con il contributo alle posizioni espressi dalle reti internazionali, e in dialogo con il governo italiano.

E’ prossima l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui si delineeranno i termini della fase finale del negoziato intergovernativo che l’anno prossimo porterà alla definizione finale del quadro Post 2015. L’Unione Europea può giocare un ruolo rilevante e l’Italia, in questi mesi di presidenza del Consiglio europeo, può a sua volta orientare il dibattito.

Per discutere di questi temi la Gcap, la Coalizione Italiana per la lotta alla Povertà, la maggiore rete di società civile italiana che coinvolge oltre 70 organizzazioni che operano sui temi dello sviluppo, dell’ambiente, del lavoro, della salute e dell’educazione, e Concord Italia, la piattaforma delle Ong di sviluppo italiane in Europa, hanno promosso per il 9 settembre a Roma – nella Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo, in via IV Novembre 149 – una giornata di discussione sul framework Post 2015 e in particolare sul tema della Equità e della Sostenibilità, con un dialogo tra governo, settore privato e società civile.

Si discute oggi di crescita senza alcuna considerazione per confini planetari e la capacità di carico dei nostri servizi ecosistemici. Si discute di uscita dalla crisi con un approccio che guarda solo ai mercati, senza alcuna reale considerazione per la dimensione dell’equità. Il contributo della società civile a questa fase del processo di costruzione del Post 2015 sottolinea che la dimensione della sostenibilità si basa su tre pilastri, quello economico, quello sociale e quello ambientale, ma il secondo e il terzo vengono sistematicamente disattesi. La questione dell’uscita dalla crisi è la questione dello sviluppo verso cui vogliamo orientarci per i prossimi decenni.

* Portavoce della Gcap Italia