L’arrivo di un’ambientalista come Rossella Muroni al coordinamento della campagna elettorale di Liberi e Uguali è un’ottima notizia. Ci dice che, in una sinistra nuova e capace di unirsi, la questione della crisi ecologica e della non più rinviabile conversione di un intero modello produttivo occupa un posto centrale. Un’acquisizione non scontata, così come l’inversione di marcia che abbiamo determinato: si scrivono prima i programmi e poi si decidono le candidature. E così sarà il nostro percorso, alternativo a quella politica che i cittadini, anche con la loro astensione, spesso una scelta disperata e non qualunquista, hanno dimostrato di non amare. In questo modo Liberi e Uguali può essere portatore di una forte carica propulsiva per guidare il Paese su “un’altra via”, perché quella imboccata dai poteri economico-finanziari è senza ritorno, senza futuro per milioni, miliardi di persone nel pianeta.

Sabato scorso a Padova, “Futuro sostenibile”, in diretta connessione con l’analogo appuntamento di Napoli, è stata una delle cinque conferenze programmatiche che, in tutta Italia, hanno messo in campo analisi e proposte, radicali e realistiche al tempo stesso.

L’abbiamo fatto con l’attivo contributo degli amministratori locali, con i “saperi esperti”, con associazioni, comitati e movimenti che, spesso in grande solitudine, si battono per la difesa del suolo, delle acque, dell’aria, della salute dei cittadini contro le prepotenze dei poteri forti.

La lotta alle diseguaglianze è il grande obiettivo della proposta programmatica.

Degrado sociale e ambientale convivono e si alimentano. La povertà urbana, l’emarginazione, la solitudine non trovano nelle nostre città un luogo che restituisca dignità e speranza. Finché il governo delle città e del territorio sarà guidato dalla rendita, dalla speculazione, dagli affari spesso illeciti, permarranno iniquità e lesione dei diritti fondamentali, consumo irreversibile di suolo, danni alla salute, devastazione dell’ambiente, inquinamento di aria e falde acquifere, rischi idrogeologici e sismici.

Il paradigma neoliberista, che negli ultimi decenni ha contaminato cultura e scelte anche della sinistra, ha ridotto le città a merce e le risorse naturali e paesaggistiche a terreno di conquista della speculazione edilizia. Non è un caso che la crisi sia nata proprio con lo scoppio della bolla immobiliare e la sua analisi imporrebbe una drastica revisione di quel modello che ha affidato alla rendita, e non alla ricerca e all’innovazione, ingenti capitali.

Per questo la riconversione ecologica è la vera sfida che riguarda le città, i territori, il Paese. Il problema dei cambiamenti climatici che rischiano di diventare irreversibili è proprio causato da un’idea di crescita che ha guidato scelte economiche miopi senza curarsi delle catastrofi da queste prodotte. La città e il territorio sono invece beni comuni e come tali appartengono alla collettività. La vendita del patrimonio pubblico è un furto alla collettività e a chi verrà dopo di noi, così come lo sono la privatizzazione dell’acqua e degli altri beni comuni. Temi e obiettivi assunti dalla tavola rotonda con Nicola Fratoianni, Paola Natalicchio, Paolo Sinigaglia e Davide Zoggia.

In questo quadro la “questione morale” è una rinnovata priorità. Soprattutto in un periodo di crisi, con un milione di bambini, in Italia, in condizioni di povertà, la corruzione è intollerabile, mina la fiducia nelle istituzioni e devasta l’economia sana. Qui l’articolo 41 della Costituzione deve trovare rispetto e applicazione (“l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”). Se questo principio fosse realizzato avremmo città migliori, paesaggi non deturpati, una salute più garantita. Ma questo è proprio il compito che spetta alla politica.

* organizzatori della conferenza “Futuro Sostenibile” – Padova