È lunga, lunghissima, la teoria di candidati a presidente, o aspiranti tale, proposti, bocciati, depennati, risorti, nella infinita soap elettorale di questi mesi. E’ corta, cortissima, praticamente assente nel dibattito politico la lista delle cose da fare. E dire che la Calabria è lo specchio dell’Italia che frana, che si sbriciola, di un paese deturpato, avvilito, sepolto sotto tonnellate di rifiuti, il più delle volte pericolosi per la salute. Venerdì scorso nei locali dell’albergo di Lamezia, durante la presentazione ufficiale di Pippo Callipo, alla presenza del segretario dem Nicola Zingaretti, Antonietta Rizzo era in prima fila. E’ lei l’assessore regionale all’Ambiente.

Fortemente voluta dal presidente uscente, Mario Oliverio, è salita repentinamente sul carro del «re del tonno». Fortemente avversata da comitati e movimenti ambientalisti in questi 5 anni di consiliatura, gli attivisti le contestano di non aver risolto alcuno dei tanti problemi ambientali che ammorbano la regione. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità sono ben 18 i siti epidemiologici in Calabria, aree inquinate da bonificare, con gravissimo rischio sanitario. Nel rapporto curato dai dottori Massimiliano Pitimada e Aurelio Comba l’elenco è una sfilza di fendenti di malgoverno e malagestione. Sette sono i siti in provincia di Cosenza (Cariati, Cassano allo Jonio, Firmo, Laino Borgo, Lungro, Scalea e Tortora), due in quella di Catanzaro (Davoli, Lamezia), il resto, nell’area reggina (Rosarno, Bovalino, Cosoleto, Palmi, Scilla, Polistena, Melicucco oltre al paio rientrante nell’area della città metropolitana di Reggio Calabria). C’è poi lo «storico» sito di interesse nazionale per le bonifiche (Sin) di Cassano- Cerchiara. Sono i due comuni del versante jonico, dove nel lontano 1999, furono trovati rifiuti riferibili allo smaltimento delle ferriti di zinco degli impianti produttivi di Crotone.

Lo studio dell’Istisan scaturisce sia da denunce fatte dai comitati territoriali, sia dai documenti desecretati del Sisde dove vengono menzionati paesi in cui sarebbero stati occultati rifiuti tossico-radioattivi, ovvero da documenti derivati da fonti giudiziarie. In questi anni le aree monitorate dai tecnici del ministero sono rimaste inalterate, bombe ambientali potenzialmente esplosive. In Calabria l’emergenza rifiuti è, dunque, drammatica realtà, ma anche metafora della politica. Con l’approssimarsi delle regionali c’è chi si ricicla e chi invoca candidature di tecnici che smaltiscano anni di malgoverno, come se fossero tonnellate di immondizia. Qualcuno invece si propone da bonificatore, mentre non mancano i veleni reciproci tra colleghi di partito che si accusano di tramare nell’ombra. E così mentre la politica litiga in uno stucchevole teatrino dell’assurdo, l’emergenza rifiuti soffoca la regione.

Tre le cause: la mancata attivazione delle aree di compostaggio, l’illecito – a parere dell’Ue – sistema di riscossione della tassa sui rifiuti, l’indisponibilità a convertire in risorse i materiali derivanti dalla raccolta differenziata. Giunte a saturazione le discariche del marchesato di Crotone e del Lametino, nell’impossibilità di saldare i debiti che molte amministrazioni hanno maturato nei confronti delle ditte impegnate nello smaltimento, diversi centri delle province di Cosenza e Reggio sono invase da rifiuti nelle strade. Il governo regionale ha disposto la riapertura delle discariche di Cassano e San Giovanni in Fiore, da sempre utilizzate per attutire l’impatto delle periodiche emergenze. Diversi sindaci rilanciano la proposta di un nuovo centro raccolta, cosiddetto “ecologico”.

Ma le popolazioni locali si preparano ad insorgere perché sanno bene che queste strutture, a causa dei perversi legami tra politica e ‘ndrine, sono destinate a trasformarsi in discariche a cielo aperto. Pochi giorni fa sono scattati gli arresti per i responsabili dello scarico illecito di montagne di rifiuti ospedalieri nel territorio lametino. Ed è delle stesse ore la denuncia degli ambientalisti di Italia Nostra che sulla meravigliosa isola di Dino, nel Tirreno cosentino, si sono accumulate le immondizie di speculatori senza scrupoli, che vi hanno realizzato «insediamenti turistici». Per poi scappar via lasciando degrado e inquinamento.