Annunci e controannunci. E’ una rincorsa politica a chi la spara prima, in questi giorni, sulle discariche che avvelenano il territorio di Bussi sul Tirino, a Pescara. Il Pd in pompa magna annuncia «l’inizio dei lavori di bonifica in località Tre Monti», dove, nel marzo 2007, fu scoperto il primo deposito di scorie tossiche e nocive derivanti da un secolo di lavorazioni chimiche. Vennero alla luce circa 185 mila metri cubi di inquinanti, anche cancerogeni, come cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzene, metalli pesanti.

L’area fu posta sotto sequestro. Ma l’esultanza del Partito democratico, viene smorzata dal sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta: «Il percorso della bonifica della zona Tre Monti è stato avviato il 30 novembre 2016» e forse, ora, dopo cinque anni, si comincerà a togliere il terreno contaminato, ma – puntualizza – dobbiamo avere ancora delucidazioni dalla ditta che, materialmente, deve eseguire gli interventi».

Ripulire i luoghi spetta a Edison, dato che i fondi sono di sua proprietà. Multinazionale che, stando a diverse sentenze, arrivate una dietro l’altra, deve bonificare anche le cosiddette discariche 2A e 2B, situate sotto al paese. Deve farlo perché è stata identificata quale responsabile del disastro ambientale in atto, anche nel sottosuolo, e, dunque, «chi inquina, paga».

«L’iter per la bonifica degli atri depositi – riprende Lagatta – è cominciato il 31 ottobre scorso. Dovrebbe entrare nella fase esecutiva nell’agosto 2022 e terminare nel 2024, sempre che ottenga tutte le approvazioni, perché certe dichiarazioni del Pd, che ipotizza possibili stop, appaiono adesso inquietanti. Dopo le lotte dei cittadini – rammenta – siamo riusciti, nel 2018, a far approvare il progetto, a far espletare la gara con aggiudicazione definitiva alla Dec Deme, poi c’è stato l’annullamento dell’appalto da parte del ministero dell’Ambiente».

Contro la cui scelta si sono schierati il Comune, la Regione Abruzzo, l’Arta e i Movimenti per l’acqua. «Sono passati tre anni e la giustizia amministrativa ha cancellato quella decisione assurda. La gara è valida – rimarca Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se – e il ministero della Transizione ecologica, dopo le sonore bocciature da parte di Tar, Consiglio di Stato e Cassazione, ha dovuto rimettere in bilancio i 47 milioni di euro che aveva restituito al Mef dopo aver revocato la gara. Una storia surreale – prosegue il segretario del Prc . I funzionari ministeriali dovrebbero adesso rispondere delle proprie azioni, perché hanno rallentano una bonifica che poteva già essere conclusa».

«Se si fosse iniziato a maggio 2018, – sottolinea il sindaco Lagatta – oggi i terreni sarebbero liberi e puliti, invece dobbiamo ancora procedere. E l’auspicio è che non vi siano altri contrattempi e intoppi perché lo si deve al territorio, sfinito da questa interminabile vicenda».