L’Unione europea non garantisce i valori di democrazia, solidarietà e giustizia. Questo affermava Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci, qualche giorno fa proprio sulle pagine del «manifesto», delineando la situazione dei migranti nel continente europeo. Le politiche seguite sin qui in Europa hanno avuto un obiettivo preciso: difendersi dagli immigrati, considerati un pericolo per le possibili ricadute economiche e sociali che poteva avere una presunta «invasione» di persone provenienti da un Sud del mondo scosso da guerre, dittature, povertà, fame.

La conseguenza di queste scelte è stata la costruzione di un muro che dovrebbe respingere quanti più migranti è possibile, cercando di non farli arrivare sul nostro territorio o rimandandoli «a casa loro» nel più breve tempo possibile. Per raggiungere questo obiettivo non ci si è fatto scrupolo di siglare accordi anche con regimi brutali, come proprio l’Italia ha fatto con la Libia di Gheddafi. E, oggi, si arriva persino a mettere in discussione gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone, e dunque il cuore stesso della costruzione europea.

Noi riteniamo che questa politica sia corresponsabile delle migliaia di morti che si verificano lungo le diverse rotte delle migrazioni, così come della violazione sistematica dei diritti delle persone migranti. Siamo convinti che le persone che arrivano dal Sud del mondo siano una ricchezza in particolare per un paese come il nostro, che ha un tasso di invecchiamento impressionante. Per questo crediamo che il diritto d’asilo vada garantito anche ai migranti per ragioni economiche e a chi è fuggito a causa di disastri ambientali e che, finalmente, debba essere superata la legge sull’immigrazione Bossi-Fini.

C’è poi la questione cruciale del modello di accoglienza. Le recenti vicende di Mafia capitale hanno mostrato con chiarezza tutti i limiti di un sistema che non garantisce la dignità delle persone accolte e può, invece, favorire lucrosi business. Il ministero degli Interni stima per l’accoglienza dei migranti del 2015 un costo complessivo superiore a un miliardo di euro.

Al 10 ottobre 2015 il 72% delle persone accolte alloggiava presso le oltre 3mila «strutture temporanee» e solo il 21% presso le strutture dello Sprar (il Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e il 7% presso i centri di accoglienza governativi.

Come funzionano queste «strutture temporanee»? A quali requisiti rispondono? Garantiscono i più basilari diritti delle persone migranti? Sappiamo, purtroppo, che in molti casi ci si accaparra un alto numero di migranti collocati in strutture del tutto inadeguate e senza alcuna progettualità specifica.

Per mettere fine a queste situazioni pensiamo che debba essere costruito un sistema di accoglienza residenziale diffusa su tutto il territorio nazionale che punti su strutture di piccole dimensioni, capaci di assicurare una vita più umana.

È urgente definire per tutte le tipologie di servizi per l’accoglienza specifici requisiti strutturali e organizzativi. Un’attenzione particolare va poi rivolta ai minori stranieri non accompagnati. Si deve garantire loro il principio di non discriminazione: non devono esistere strutture per soli minori stranieri con standard strutturali e criteri di qualità diversificati e con rette differenziate. Inoltre, va presidiato il loro diritto a non essere espulsi. Infine, è essenziale che vengano costituiti dei tavoli di coordinamento tra Regione, Comuni, prefetture e terzo settore.

Miraglia chiudeva il suo intervento chiedendo all’Europa della solidarietà e dei diritti di scendere in piazza. Ci uniamo al suo invito, tanto più ora che lo spettro di un nostro coinvolgimento in una guerra in Libia appare sempre più concreto.

* don Armando Zappolini è il presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Vnca)