La sede della Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma ha ospitato, lunedì scorso, la presentazione del Rapporto 2015 dell’Osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali in Europa. È la prima pubblicazione annuale dell’assai frequentato sito web www.europeanrights.eu (oltre sette milioni e mezzo di accessi), frutto di una collaborazione iniziata nel 2007 tra la stessa Fondazione Basso, alcune Università e aree della magistratura europea. In questo spazio web vengono pubblicati in tre lingue (italiano, francese, inglese) tutti gli atti rilevanti – norme, raccomandazioni, sentenze dei giudici europei e dei giudici dei Paesi dell’Unione europea, articoli e commenti – riguardanti la concreta tutela dei diritti in Europa. L’Osservatorio offre quindi una puntuale documentazione e un confronto permanente sul rispetto dei diritti fondamentali nel vecchio Continente, oltre che la segnalazione delle più rilevanti decisioni di paesi extraeuropei su temi sensibili per la cultura dei diritti umani.
In occasione della presentazione, con il coordinamento di Elena Paciotti, Presidente della Fondazione Basso, sono intervenuti Giuseppe Bronzini, consigliere presso la sezione lavoro della Corte di Cassazione e tra i principali promotori dell’Osservatorio Europeanrights, Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto, Gualtiero Michelini, presidente di Medel (Magistrats européens pour la démocratie et les libertés), Emilio De Capitani, già funzionario del Parlamento europeo e Mauro Palma, vice presidente del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.

Il pregio di questo Rapporto, che verrà pubblicato gratuitamente nei prossimi giorni sui siti web europeanrights.eu e della Fondazione Basso, è quello di presentare un’esaustiva sintesi giurisprudenziale della tutela multilivello dei diritti fondamentali nel contesto europeo durante il 2014, con particolare riferimento al caso italiano. Tutela che si articola con un dialogo e, a volte, un conflitto tra le Corti operanti nei molteplici spazi giuridici continentali: giudici statali, Corti e Tribunali costituzionali, la Corte europea dei diritti umani nell’ambito del Consiglio d’Europa (cosiddetta Corte di Strasburgo, in attuazione della Convenzione europea di salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, CEDU, del 1950), quindi la Corte di Giustizia dell’Unione europea (cosiddetta Corte di Lussemburgo), che può imporre agli Stati il rispetto dei Trattati e quindi della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, ricordando che i giudici nazionali devono applicare direttamente il diritto dell’Unione, anche quando è in contrasto con leggi statali.

Il Rapporto è suddiviso in sei capitoli, che ricalcano la struttura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, adottata a Nizza nel 2000 e integrata appieno nel diritto dell’Unione con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009. Così le varie sezioni sono dedicate a: Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia.

Da un rapido sguardo alle sentenze della Corte europea dei diritti umani si percepisce il minor grado di protezione dei diritti fondamentali in Paesi dell’Europa orientale come Russia, Croazia e Romania, soprattutto per violazione del diritto a un ricorso effettivo nei casi di mancate indagini su gravi reati. Ma molti sono i casi giurisprudenziali celebri segnalati nel Rapporto: dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue che obbliga Google a rispettare il «diritto all’oblio» rivendicato dai privati, alla sentenza della stessa Corte del 26 novembre 2014, contro il rinnovo illimitato dei contratti a tempo determinato nella scuola pubblica italiana, fino alle diverse pronunce del Tribunale costituzionale portoghese contro le «misure anticrisi». Del resto proprio in quest’ultimo caso è annoso il contenzioso portato avanti dalle istituzioni portoghesi a valle del Programma di Assistenza Economica e Finanziaria concordato nel 2011 dal Portogallo con il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione europea e la Banca Centrale europea, in attuazione di quel «diritto europeo dell’emergenza» che ha ampiamente superato gli ambiti istituzionali del diritto dell’Unione europea.

E proprio dinanzi al protrarsi di questi vincoli giuridici esterni al perimetro istituzionale e giuridico dell’Unione europea torna d’attualità l’analisi della tutela multilivello dei diritti fondamentali nel vecchio Continente. Perché spesso la lotta per i diritti si afferma attraverso il protagonismo giurisprudenziale, nei conflitti tra cittadinanze e istituzioni di governo, soprattutto quando alcuni di questi Governi sembrano imporsi al centro di quel «federalismo degli esecutivi» (per dirla con Jürgen Habermas) che mette continuamente a repentaglio il processo di integrazione continentale.