Carabinieri e Ris ieri mattina, su ordine dalla procura di Nocera Inferiore, hanno perquisito la Direzione generale dell’Inps di Roma e notificato un ordine di esibizione di documenti presso tutte le Direzioni regionali.

Si tratta di un nuovo filone, il quarto, dell’inchiesta «Mastrolindo», coordinata dal sostituto procuratore Roberto Lenza, partita nel 2011 dalla scoperta di una serie di truffe messe in atto da aziende di Pagani, nel salernitano. Finora l’indagine ha portato all’esecuzione di 44 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori e professionisti e al sequestro di beni per oltre 137 milioni di euro. Secondo la procura, sarebbero state costituite aziende inesistenti con sede nell’agro nocerino-sarnese, operanti nel settore terziario, attraverso le quali si avviavano migliaia di falsi rapporti di lavoro (circa 7mila quelli scoperti finora dalle forze dell’ordine) per ottenere erogazioni previdenziali e assistenziali dall’Inps, come indennità di disoccupazione, maternità, malattia.

La prima tranche campana dell’inchiesta ha svelato il ruolo di imprenditori e lavoratori compiacenti, poi sono finiti nel mirino funzionari pubblici e professionisti, soprattutto commercialisti, consulenti del lavoro, procacciatori di prestanome e patronati. Le perquisizioni di ieri riguardavano invece incongruenze nel sistema di verifica della performance (Internal auditing) dell’Inps: nel database dell’ente sarebbero stati inseriti dati falsi, maggiori di quelli reali, relativi alle ispezioni effettuate e ai rapporti di lavori annullati. Su questi dati falsi sarebbe avvenuta la verifica delle performance, ossia il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Direzione generale, in base alla quale sarebbe poi seguita l’erogazione dei premi di produttività a dirigenti e funzionari dell’istituto.

L’ammontare delle somme percepite è in corso di definizione, per il solo biennio 2012-2013 dovrebbe aggirarsi intorno ai 400 milioni di euro. I maggiori beneficiari, secondo la procura, sarebbero i dirigenti locali e centrali dell’Inps, che hanno omesso i controlli sui dati immessi nel sistema informatico. Falso ideologico e truffa aggravata sono le ipotesi di reato. Al vaglio del sostituto procuratore le posizioni di diverse centinaia di ispettori, funzionari e dirigenti centrali e locali.

L’Inps ieri ha diramato una nota: «Come sempre, piena collaborazione con magistratura e forze dell’ordine». Sulla vicenda è intervenuto Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione: «L’inchiesta sulle false assunzioni, insieme a quella sull’Anas e sull’assenteismo al comune di Sanremo, mi sembrano una storia già nota, uno spaccato inquietante dello stato della Pubblica amministrazione. Tutto questo pone la necessità di intervenire da parte della P.a. per stabilire chi non è degno di ricoprire certe cariche, così come prevede la Costituzione. La Pubblica amministrazione – ha concluso – non può nascondersi dietro il principio di dover aspettare l’esito dei processi penali. Ed è forse questo il meccanismo per prevenire: dimostrare che chi sbaglia paga davvero perdendo il posto». La replica è arrivata dall’ex direttore generale dell’istituto, Mauro Nori: «L’inchiesta della procura di Nocera nasce da una denuncia dell’Inps» sarebbe quindi «ingiusto e superficiale» associare la vicenda ai fatti che coinvolgono l’Anas e i dipendenti del comune di Sanremo.

L’inchiesta Mastrolindo è come il vaso di Pandora e si sta allargando all’intera penisola ma già nella sola Campania lo scenario è grave. Lo scorso giugno un magistrato salernitano è finito nelle indagini grazie a intercettazioni. Coinvolti nella truffa anche consiglieri comunali di Pagani, oltre ai locali funzionari Inps. Ai finti lavoratori andavano solo gli spiccioli di un raggiro milionario a vantaggio degli imprenditori. Associazione a delinquere e truffa i capi di accusa. Il sistema era semplice. Uno dei protagonisti dell’imbroglio è il funzionario Vincenzo Stile (a cui sono stati sequestrati oltre 17 milioni): secondo i pm salernitani avvisava in caso di controlli, rimaneva in ufficio oltre l’orario di lavoro per trattare pratiche non di sua competenza in modo da liquidarle rapidamente.