Tentata estorsione. Per Claudio Lotito, presidente della Lazio e consigliere della Figc, si prospetta un’estate calda e non solo per i preliminari di Champions League che attendono i biancazzurri. Il calcio italiano ieri ha assistito a un’altra puntata dello scandalo scommesse.
La sceneggiatura è partita con la perquisizione della Digos nella sede della Federcalcio nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli. E’ venuto fuori il nome di Lotito – casa romana perquisita, così come il suo ufficio a Formello – per la registrazione di una telefonata del numero uno della Lazio con il dg dell’Ischia Calcio, Pino Iodice (lo stesso Iodice ha consegnato il nastro agli inquirenti il 13 febbraio). Il contenuto era stato reso pubblico nei mesi scorsi da Repubblica.it. Nelle conversazioni il patron della Lazio commentava il ruolo del presidente della Lega Serie A Mario Beretta («Conta zero»), dicendosi preoccupato per la promozione del Carpi in Serie A, poi avvenuta, con Iodice che rivelava la presenza di altri audio su presunte minacce di Lotito ai suoi danni e di pressioni ricevute sempre da Lotito per sostenere Macalli alla presidenza della Lega calcio. Secondo la Procura gli illeciti riguarderebbero l’erogazione di finanziamenti a società calcistiche. Con pressioni di Lotito sui dirigenti di Lega Pro perché approvassero il bilancio assecondando le sue richieste, un «meccanismo intimidatorio» per una golden share in Figc, Lega A e in leghe minori che portasse vantaggi a Lazio e Salernitana, le creature di Lotito.

Perquisiti anche gli uffici romani del presidente della Figc, Carlo Tavecchio e del numero uno della Lega Pro Macalli, a Firenze, non indagati. Tavecchio, con una nota della Figc, ha fatto subito sapere di essere stato ascoltato come persona informata dei fatti, assicurando piena collaborazione. Mentre Macalli, squalificato per sei mesi dal suo scranno in Lega Pro, ha commentato: «Stanno perquisendo il mio ufficio in Figc? Io non ho mai avuto nemmeno un gabinetto in Figc. Non so nulla, sono squalificato e non metto piede nei luoghi istituzionali. Faranno il loro dovere. Lotito indagato? Chiedetelo a lui». Sulla querelle tra Lotito e il dirigente dell’Ischia aveva aperto un fascicolo anche il superprocuratore della Figc, Stefano Palazzi: voleva accertarsi se le parole dette a Iodice da Lotito – che aveva denunciato per calunnia e diffamazione lo stesso Iodice, per poi sporgere denuncia contro ignoti a Roma per tentata estorsione – fossero diventate fatti.

Da Napoli a Catanzaro: ieri nuovo puntatone dell’inchiesta Dirty Soccer. Tocca ancora alla Lega Pro, con un’altra partita sospetta, Teramo-Savona, girone B del 2 maggio scorso, e 5 indagati. Tra cui i dirigenti dei due club, Marcello Di Giuseppe del Teramo e Marco Barghigiani del Savona, ai quali è stato contestato di aver alterato il risultato della partita che ha consentito al Teramo di guadagnare la promozione diretta in Serie B con una giornata di anticipo rispetto alla conclusione del campionato. Tra gli indagati, il collaboratore tecnico del Parma ed ex direttore sportivo della Ternana Giuliano Pesce, il presidente del Teramo Luciano Campitelli e il calciatore del San Paolo Padova Davide Matteini. Una parte degli indagati era già nell’elenco dell’operazione del 19 maggio, la prima per Dirty Soccer, con 50 arresti e 70 indagati. Per la procura calabrese, il Teramo avrebbe incaricato l’ex direttore sportivo dell’Aquila, Di Nicola, già indagato, «affinché combinasse il risultato dell’incontro». Secondo gli inquirenti, Di Nicola si sarebbe avvalso della collaborazione di altri professionisti del calcio per accomodare la gara, costo 30 mila euro. Tra questi Ninni Corda, allenatore del Barletta, e Pesce.