In queste giornate in cui soffiano venti di guerra e i potenti del mondo girano a vuoto di senso mordendosi le code delle proprie contraddizioni senza risparmiarsi dimostrazioni muscolar-missilistiche della propria reciproca virilità, con rischio di delirio radioattivo incontrollato e incontrollabile , mi trovo a leggere i testi di Dino Terra, che di guerre mondiali ne aveva vissute ben due, e ritrovo un po’ di sana ironia e distacco: “E allora? Allora essenziale è non lasciarsi andar troppo fra le illusioni, avere in mente la nostra momentaneità e, però, non dimenticare quale somma di felicità può essere racchiusa e compressa nel segmento di un’ora. Sarà, speriamolo, una cosa seria lo spazio concesso alla nostra presenza tra i ritti, ma senza dubbio è anche qualcosa di comico, ed è utile, dunque, ricordare sempre la comicità della vita, in tutte le sue accezioni. A questo punto dovrebbe risultare evidente l’utilità di scaricarci di dosso i pesanti fardelli di una cultura fasulla, decrepita, oppressiva, e quindi di fare quanto meglio ci sia possibile la nostra parte di comici, cioè di attori. Ma qualunque sia il ruolo intrapreso, baldi eroi o umili comparse, è necessario non dimenticare mai il palcoscenico che calchiamo. E soprattutto non dimenticare che sotto il suo tavolato, nessuno, proprio nessuno, è mai riuscito a sapere cosa vi sia.” Dino Terra, pseudonimo di Armando Simonetti (Roma, 1903 – Firenze 1995), scrittore, drammaturgo, saggista, critico letterario cinematografico e d’arte. Negli anni venti fonda la sezione romana del movimento Clartè, entra in contatto con letterati, artisti, uomini politici, da Trilussa a Tilgher, da Gramsci a Malatesta, Martinetti, Ungaretti, Bassani, Pampaloni, Angioletti, Moravia, Palazzeschi e tanti altri; dà vita al Movimento Immaginista, derivazione di “sinistra” del movimento futurista, pubblicando il giornale La Ruota Dentata e le edizioni omonime. Il 14 e 15 ottobre al teatro SanGirolamo di Lucca verrà “riscoperto” con una selezione delle sue opere, curatrice Daniela Marcheschi, nella mise en espace “LA RUOTA DENTATA”, regia di Marco Solari con Patrizia Bettini, Gustavo Frigerio, Francesca Bertolli, lo stesso Solari e la sottoscritta , regia video Giacomo Verde, colonna sonora Paolo Modugno , produzione Fondazione Culturale Dino Terra. Scrive Marco Solari :

“I testi di Terra coprono un arco di circa settant’anni, dagli Anni Venti ai Novanta e pur con tutte le differenze degli esiti, dei presupposti e dei contesti nei quali sono nati, rivelano una fedeltà ai princìpi iniziali, vale a dire la necessità di una letteratura – e più in generale di un’arte – aperta al momento storico, ma in confronto costante con la tradizione (o le tradizioni), appassionatamente civile ma senza retorica, in grado di esprimere ironia e disincanto parallelamente alla necessità di utopia e di ragionamento. L’opera di Terra non si manifesta soltanto nella sua scrittura, ma appare anzi, oltre che dalle sue stesse opere anche nelle testimonianze di altri, come presenza attiva nell’aver saputo mettere in contatto e in relazione intellettuali europei di altissimo livello, sia nel campo artistico che politico, portando nella cultura italiana un’apertura vitale alla riflessione scientifica, antropologica e psicanalitica.”

Un intellettuale dimenticato, uno dei tanti, dei troppi, che si presentava così:” Dino Terra. Terra è il nome che mi sono scelto. Terra. Io (forse io) Armando Simonetti, disarmandomi, scelsi Terra. Prima e Dopo il Diluvio”.