Artefice stupefacente di un teatro di danza magistralmente stimolato dalle arti visive, regista, coreografo, pittore, scenografo, interprete di quadri materici in movimento, Dimitris Papaioannou è un autore imprescindibile del nostro tempo. L’ultima volta in Italia è stato a Reggio Emilia, al Valli per il festival Aperto, era il settembre 2020, in scena il mitologico INK, passato anche a Torinodanza. Una densità di luci e ombre sul Tempo che passa, preambolo a una nuova creazione, saltata il dicembre scorso causa pandemia. Dalla Grecia Papaioannou annuncia che lo spettacolo è pronto, grazie all’ospitalità data per due mesi da quell’Onassis Stegi di Atene dove Transverse Orientation (questo il titolo) debutterà appena possibile: prima tappa di una tournée che, a giudicare dalla consistenza e dal numero dei partner internazionali tra cui Fondazione Campania dei festival – Napoli Teatro Festival Italia, si prevede corposa. Musica di Vivaldi, pezzo per otto performer tra cui Šuka Horn, in INK co-protagonista di Papaioannou, nonché due nomi legati al Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, Damiano Ottavio Bigi e Breanna O’Mara.

IN ATTESA di Transverse Orientation in Italia (tra i sostenitori anche il Festival Aperto e Torinodanza), regala un affondo nel mondo dell’artista greco Dimitris Papaioannou Sysyphus / Trans / Form (SilvanaEditoriale, 2020), pubblicazione che ci riporta a quella particolarissima performance site-specific ideata dall’artista nell’ottobre 2019 per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Il progetto, nato dalla collaborazione della Fondazione I Teatri – Festival Aperto con la Collezione Maramotti e Max Mara, ha visto negli anni confrontarsi con gli spazi museali e le opere della collezione, Trisha Brown, Shen Wei, Wayne McGregor, Hofesh Shechter, Saburo Teshigawara.
Il libro dedicato a Sysyphus / Trans / Form ci porta nella visionarietà di Papaioannou e dei suoi cinque interpreti attraverso gli scatti pittorici di Julian Mommert (fotografo e filmmaker da anni collaboratore stretto di Dimitris) e di Manolis Vitsaxakis accompagnati dai testi lucidi di Marinella Guatterini e Teresa Macrì (edizione bilingue italiano/ inglese). Guatterini «In questo travagliato percorso si legge la poetica di un teatro che si invaghisce degli oggetti per ciò che sono e per il loro “effetto reale” trasfigurato, reso illusorio ma tanto più inutile al preteso funzionamento di una storia, tanto più autentico».

È UN VIAGGIO di scatti in cui domina il giallo nelle declinazioni tra toni acidi e caldi, di inquadrature che ci fanno sentire il rapporto tra i pesi degli oggetti e dei corpi, di fari manovrati in controluce, di assi incrociate come croci. Corpi nudi a contrasto come uomini in abito scuro, un paio di gambe femminili spalancate con al posto del pube una massa di capelli abbondonati tra le cosce. Si sfoglia e tra il giallo ecco il grigio della pietra, grossi sassi sollevati da braccia maschili, muri sgretolati, ma anche mani imbrattate di colate di pittura. Sisifo, il corpo, la materia sono memorie in mutazione di stralci da pezzi cardine di Papaioannou come Primal Matter (2012) e Still Life (2014), questo secondo dedicato allo stesso Sisifo nella rilettura di Albert Camus. Teresa Macrì: «Il corpo, la sua scomposizione e ricomposizione, lo sforzo fisico e la sua abnegazione, la reiterazione del gesto e la sua inarrendevolezza, l’intenzione e la sua vanificazione, l’assurdo, la rivolta, il rischio. Questo e altro viene ibridato e racchiuso nella fascinosa performance site specific Sysiphus / Trans / Forum inscenata dall’eretico Dimitris Papaioannou».
Che Transverse Orientation sia presto nei nostri teatri.