La deputata 5 Stelle Giulia Sarti si è dimessa da presidente della commissione giustizia. Il capogruppo grillino alla camera, Francesco D’Uva, ha fatto subito sapere di aver «avviato l’iter per la sostituzione» come se la guida della commissione fosse una faccenda interna al Movimento. Ma non lo è, e tutti gli sforzi per ridimensionare la vicenda sono evidentemente vani. Le dimissioni – assieme alla «autosospensione» dal M5S – arrivano al termine di una brutta storia ancora da chiarire fino in fondo.

Sarti si è dimessa dopo che si è saputo (ma la notizia è di qualche tempo fa) che il pubblico ministero di Rimini ha chiesto l’archiviazione per una denuncia che la deputata aveva presentato contro il suo ex compagno, al quale aveva dato la colpa di non aver effettuato i bonifici periodici al fondo per il microcredito cui tutti i parlamentari grillini sono obbligati. Il nome di Sarti era infatti venuto fuori poco prima delle ultime elezioni politiche in un’inchiesta delle Iene, assieme a tutti quelli dei parlamentari in ritardo con le «restituzioni» di una parte dell’indennità. Ma a differenza degli altri candidati, Sarti non era stata espulsa dal movimento proprio in virtù di quella denuncia, con la quale si scaricava di ogni responsabilità sostenendo di aver affidato la gestione del suo conto all’ex compagno. Agli atti della successiva inchiesta di Rimini, però, il denunciato ha prodotto alcuni messaggi via chat di Sarti, tra i quali uno in cui spiegava di essere dispiaciuta per la denuncia ma di essere stata costretta a farla, su consiglio dei responsabili della comunicazione del Movimento. Che adesso vengono tirati in ballo dall’opposizione. «Il portavoce di palazzo Chigi Rocco Casalino e la responsabile comunicazione del Movimento 5 stelle Ilaria Loquenzi devono chiarire ai magistrati se hanno fatto pressioni su una deputata della Repubblica per dichiarare il falso. È inevitabile che vengano interrogati al più presto», ha detto il deputato Pd Carmelo Miceli.

Nella nota con cui ieri pomeriggio ha annunciato le dimissioni, Sarti ha assicurato che «né Ilaria Loquenzi né Rocco Casalino mi hanno spinto a denunciare nessuno, ma si sono limitati a starmi vicino nell’affrontare una situazione personale delicata». La scelta di dimettersi ha anticipato la decisione del gip, che adesso deve valutare se accogliere o meno la richiesta di archiviazione avanzata dal pm – alla quale la difesa di Sarti non si è opposta. L’ex compagno della deputata, Andrea Tibusche Bogdan, ha lasciato intendere di avere in mente una controffensiva: «Preparate i popcorn, ci saranno sviluppi». Il suo avvocato ha ipotizzato una richiesta di risarcimento per danni: «Bogdan non intende lasciar perdere, all’epoca della denuncia è stato insultato e ha perso opportunità di lavoro».

Poco dopo essere stata eletta (confermata) alla camera, Giulia Sarti era stata condannata in primo grado per diffamazione. Aveva definito «sciacallo» un giornalista del Resto del Carlino che aveva scritto un pezzo sul suo stipendio da parlamentare