«Fontana venga a riferire in aula. Alla luce di ciò che è emerso nelle ultime ore, non si può più attendere». Hanno il sapore di un ultimatum le parole del capogruppo Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul, dopo l’iscrizione del governatore leghista nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui camici della Dama spa.

Pizzul è il momento delle dimissioni?
Potrebbe essere un passo necessario, ma per il momento non le abbiamo chieste, anche se non le escludiamo. Certo è che la sua reputazione politica è compromessa da ciò che sta venendo fuori e la Lombardia non può permettersi una guida che non sappia dare risposte su temi come questi.

È una posizione divergente da quella di alcuni esponenti dem a livello nazionale
Non crediamo che sia prioritario che Fontana si dimetta. Al contrario, vogliamo innanzitutto che venga a riferire in aula, come gli abbiamo chiesto ormai da mesi, e che non ci vengano negate risposte. Ha molto da spiegare anche ai lombardi: perché ha dichiarato di essere all’oscuro di tutto mentre le cose starebbero in maniera diversa. In secondo luogo, ci aspettiamo che parta al più presto la commissione d’inchiesta. Da quel punto di vista, il tempo è scaduto.

Come Pd, però, non avete ancora nominato i nuovi membri della commissione…
Non è questo il motivo per cui è ferma.

E qual è, allora?
Bisognerebbe chiederlo alla maggioranza. La Lega dovrebbe eliminare il veto posto sul Pd. Siamo disponibili a cercare un accordo politico sul nome cui affidare la presidenza della commissione, ma che sia rappresentativo di tutta l’opposizione. Non accetteremo proposte sostenute dalla sola maggioranza.

Di cosa dovrà occuparsi la commissione?
Non intendiamo assolutamente sostituirci alla magistratura: i giudici faranno il loro lavoro. La commissione, intanto, approfondirà la gestione dell’emergenza Covid in Lombardia. Questo non riguarda, evidentemente, solo Fontana, ma tutta la macchina regionale. Dalle Rsa fino alla questione Diasorin