La cappella del carcere di Poggioreale ieri si è trasformata in mensa per accogliere il pranzo con papa Francesco. Riuniti nella sala erano in 120, tra loro anche transessuali, salutati uno ad uno dal loro ospite: una decina di detenuti sono arrivati dal vicino istituto di pena di Secondigliano, da dove provenivano pure 5 ristretti dell’opg che dovrebbe chiudere a fine mese. C’erano anche quattro ragazzi dal minorile Nisida, spaesati e intimiditi. In 12 hanno condiviso la tavola col pontefice, accanto a lui un detenuto argentino.

«Conosco le vostre situazioni dolorose – le parole di Bergoglio -, mi arrivano tante lettere dai penitenziari di tutto il mondo. I carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana, e dopo non riescono a reinserirsi nella società. Ma grazie a Dio ci sono anche dirigenti, cappellani, educatori, operatori pastorali che sanno stare vicino a voi nel modo giusto. Ci sono alcune esperienze buone e significative di inserimento. Bisogna lavorare su questo. E allora un luogo di emarginazione, come può essere il carcere in senso negativo, può diventare un luogo di inclusione».

Al suo commensale argentino, Claudio Fabian, l’onore della prima domanda: «Siamo dimenticati da tutti: governo, istituzioni, tranne che da Dio» cosa fare una volta usciti? Stessa preoccupazione nella seconda domanda: «Siamo marchiati a vita, emarginati, esclusi da tanti percorsi di inserimento, troveremo accoglienza fuori da queste mura?». Un atteggiamento differente da parte della comunità l’auspicio del papa: «La nostra è una società poco misericordiosa ha replicato Bergoglio – spiega Antonio Mattone della Comunità di Sant’Egidio, presente al pranzo – che non perdona nonostante ognuno di noi sbagli, l’importante è sapersi rialzare. Bisogna riflette su pene come l’ergastolo, una misura di grande disumanità, ha proseguito, ricordarsi che Gesù ha detto che gli ultimi saranno i ‘primeri’. La visita a Poggioreale è stata un segnale forte poiché è arrivata nel momento in cui la struttura è in transizione verso condizioni più accettabili, grazie anche al cambio della direzione».

Un elemento sottolineato anche da Antigone: «Nel penitenziario è in corso un miglioramento, ma gli standard di vivibilità sono ancora bassi. Si era conquistato la fama di peggiore d’Europa per le difficilissime condizioni detentive, sono ancora in corso le indagini per pregressi episodi di violenza da parte di agenti della Polizia Penitenziaria». Su una capienza di 1.500 detenuti si era arrivati al doppio, oggi sono circa 1.900.