Nel giorno in cui sono stati pagati gli stipendi arretrati, dopo ripetute richieste, pubbliche denunce e proteste anche in tv, alla busta paga dei 413 operai e impiegati Trw è stata allegata una letterina che può essere riassunta così: qui chiudiamo a gennaio, ma faremo investimenti nelle altre nostre fabbriche italiane; se comunque vi licenziate entro Natale, siamo disposti a offrire degli incentivi economici.

In un colpo solo, la multinazionale Usa della componentistica auto ha fatto imbufalire tutti, partendo dai lavoratori per finire con il ministero dello sviluppo economico, dove la vertenza Trw è all’ordine del giorno ed era già stato fissato un nuovo incontro con l’azienda per giovedì prossimo. Ancor più del viceministro Claudio De Vincenti che “depreca” l’accaduto, valgono le parole del solitamente misurato assessore toscano Gianfranco Simoncini: “Una inutile e grave provocazione”. Accentuata, agli occhi della Regione, dal non trascurabile particolare che proprio ieri Enrico Rossi era in visita allo stabilimento di via Enriques.

La civiltà di una città si misura in questi momenti: la Livorno di Piero Ciampi, Bobo Rondelli e del Vernacoliere di Mario Cardinali, dove una ricerca della Cgil ha quantificato in 20mila le persone in cerca di un lavoro appena decente, ha accompagnato i lavoratori nel loro presidio davanti alla Prefettura. E mentre i delegati della Rsu raccontavano al prefetto che perfino al Mise erano sconcertati, in piazza dell’Unità è arrivato l’intero consiglio comunale, che ha sospeso la seduta non appena arrivata la notizia della lettera. Arrivata, per giunta, alla vigilia dell’odierna manifestazione co-organizzata da una ventina di Rsu e Rsa di aziende in difficoltà, e a pochi giorni dallo “sciopero generale per il lavoro” indetto per martedì 25 da Cgil, Cisl e Uil.

Dall’azienda poche righe su una decisione, per loro, irrevocabile: “Abbiamo distribuito la lettera per assicurarci che tutti i lavoratori ricevano informazioni corrette e, con dispiacere, annunciando la proposta di chiusura… . Continuiamo ad incontrarci con rappresentanti del governo e sindacali, e vorremmo iniziare le trattative sui termini di chiusura”. Nel mezzo una puntualizzazione sulla crisi del settore. Una componentistica auto che sotto le Alpi è in stato preagonico, effetto diretto dell’elementare osservazione della Fiom: “Se in Germania si fanno 6 milioni di auto e in Italia siamo scesi a 400mila, abbiamo o non abbiamo un serio problema di politica industriale?”.

A (ennesima) riprova, Alessandro Brusadin della Rsu riepiloga la situazione: “Quest’anno Trw è stata presa dai tedeschi di Zf, con accordi che non conosciamo ma che è facile intuire: il nostro lavoro lo vogliono portare in Germania”. Da tempo, ricorda poi il delegato Fiom, gli americani giocavano sugli “esuberi strutturali”. “In tutto 105, con 50mila euro lordi per chi si licenziava. Quel colpo lo abbiamo parato, anche grazie a una sessantina di pensionamenti. Ma ora diciamo chiaro e tondo che non siamo in vendita. E anche se cercano di prenderci per fame con i ritardi negli stipendi, dobbiamo fare una battaglia fino in fondo su ogni singolo posto di lavoro. Con la coop interna che si occupa dei servizi e delle manutenzioni siamo più di 500. E a chi fa un pensierino sugli incentivi, è facile rispondere: ‘Quanto pensi di durare con quelli, in una città dove non c’è più lavoro e la gente non spende più?’”. Mercoledì prossimo ci sarà un’ora di sciopero di tutto il gruppo Trw in Italia. Alla vigilia dell’incontro al Mise.