Mascherine, guanti, distanziamento sociale, lavaggio delle mani, stare a casa: nelle ultime settimane abbiamo imparato a mettere in pratica questo e altro per tentare di arginare la diffusione del coronavirus. Accorgimenti e provvedimenti necessari. Tuttavia poco o nulla viene suggerito per raggiungere un altro obiettivo: potenziare la risposta del sistema immunitario. Che, in attesa della conclusione delle sperimentazioni in corso sull’efficacia di nuovi o vecchi farmaci, è al momento l’unico strumento per modulare l’impatto del virus sull’organismo e ridurre il rischio di conseguenze catastrofiche. Il fatto stesso che la maggioranza dei deceduti siano soggetti anziani e generalmente già ammalati suggerisce che la capacità dell’organismo di gestire il problema è un aspetto cruciale. Una buona alimentazione è uno strumento utile. Sia chiaro: non ci sono cibi, integratori o pozioni miracolose. Tuttavia, mangiare bene può servire a contenere il rischio, sia attuale che futuro. Anche perché è possibile o probabile che questi fenomeni si ripetano. Già li abbiamo conosciuti nei decenni appena trascorsi (Sars, A/H1n1, Mers-CoV, Zika). Mettiamoci dunque a tavola. Prima di tutto davanti ad una insalata mista: le verdure sono il gruppo di alimenti che contiene la maggior quantità e varietà di sostanze protettive. In particolare la vitamina C, pur tra incertezze scientifiche e scetticismi, ha un ruolo sufficientemente dimostrato di stimolo immunitario e di riduzione dei processi infiammatori (Expert Rev Anti Infect Ther. 2020 Feb;18(2):99-101). Anche i cereali integrali e i semi oleosi sono ricchi di sostanze funzionali e di fibre. Queste ultime, tra l’altro, consolidano l’equilibrio della flora batterica intestinale che, a sua volta, mantiene alta l’efficacia difensiva del sistema immunitario. Da limitare lo zucchero e gli alimenti ai quali viene aggiunto (sono veramente tanti: bevande gasate, prodotti da forno per la colazione e le merende, conserve, succhi di frutta, ecc.) perché incrementano il rischio di disbiosi intestinale e promuovono i processi infiammatori.
Infine, ha probabilmente la sua importanza anche mantenere (o recuperare) il peso forma. Una ricerca ventennale (Thorax February 2020) su oltre 3000 adulti ha dimostrato che l’aumento di peso riduce la capacità polmonare. Insomma, i polmoni invecchiano prima. Un dato di cui tener conto perché il coronavirus compromette proprio la funzionalità del tessuto polmonare.