Mentre il Brexit vince e l’Europa trema, il Movimento 5 Stelle è davvero diventato europeista? La storia del testo pubblicato ieri sul sito di Beppe Grillo a firma dei parlamentari europei del M5S non è così lineare come si vorrebbe fare apparire. Mentre in Gran Bretagna si teneva il referendum, compariva il testo che fa gridare alla conversione pro-Ue dei pentastellati. «L’unico modo per cambiare questa ‘Unione’ è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’Ue dall’interno», affermano gli europarlamentari, peraltro tradendo una visione poco movimentista e molto istituzionale. Quel post è la riproposizione debitamente sbianchettata di un articolo di qualche settimana prima nel quale si sosteneva tutt’altro: «In Italia non si tiene un referendum sull’Europa dal 1989 – si leggeva nella versione precedente – I cittadini dovrebbero poter esprimere la loro opinione, senza dover sempre subire decisioni calate dall’alto. In ogni caso il governo italiano dovrebbe negoziare con Bruxelles condizioni favorevoli alla sua permanenza nell’Unione europea su una molteplicità di fattori che attualmente premiano solo ed esclusivamente i Paesi del Nord Europa».

Non è la prima volta che dal blog-organo di partito del comico scompaiono documenti imbarazzanti e argomenti divenuti contraddittori. Ad ogni modo, il testo pro-Ue dell’altro giorno pareva un riconoscimento al lavoro dei deputati europei del M5S e alla loro capacità di incidere. Quando, ormai due anni fa, questi vennero eletti, dovettero subire controvoglia la scelta bell’e fatta di allearsi con il gruppo euroscettico (e un tantinello xenofobo) di Nigel Farage. Un matrimonio che da Roma il fedelissimo Alessandro Di Battista con entusiasmo definiva: «Più strategico che tattico». Spesso i grillini si sono trovati a votare assieme alle sinistre del Gue ma ad essere tollerati con qualche imbarazzo.

Uno dei motivi per i quali Tsipras rifiutò di incontrare Grillo, alla vigilia del referendum sull’austerity greco dello scorso anno, fu proprio la sua alleanza con Farage. Per tacitare i mal di pancia, i vertici pentastellati chiusero un occhio sugli obblighi di restituzione dello stipendio e parlamentari europei del M5S si trovarono in condizioni più agiate dei loro colleghi italiani.

Solo che l’arcipelago delle posizioni grilline è tutt’altro che omogeneo, soprattutto su questioni così complesse. Ecco così che, dopo la vittoria del Brexit, l’europarlamentare Laura Ferrara commenta: «Vince il Leave, vince la voce dei cittadini stanchi e delusi da questa Unione europea. Un segnale forte destinato a cambiare la storia». Dal direttorio, Carlo Sibilia twitta i complimenti al leader Ukip Nigel Farage: «Congratulazioni, hai fatto di nuovo la storia». Nelle stesse ore, sul blog di Grillo impazza la polemica: numerosi commenti chiedono conto del cambio di posizione pro-Ue.

Così compare un altro testo, questa volta a firma «Movimento 5 Stelle». «Il M5S ha sempre creduto che a dover decidere sulle questioni fondamentali debba essere il popolo – vi si legge – Abbiamo raccolto le firme per il referendum sull’euro per far decidere gli italiani sulla sovranità monetaria». Di questa confusione approfitta dalla Francia Florian Philippot, numero 2 del Front National. «La Lega è nostra alleata – dice Philippot rispondendo a una domanda sui contatti del suo partito in Italia – Abbiamo visto che non solo hanno conquistato qualche città ma soprattutto che dove hanno chiesto di votare per il M5S, poi questo movimento ha vinto». E i grillini? «Vogliono il referendum sull’euro. È già qualcosa…».