Una delle chiavi di lettura delle mosse di Matteo Renzi nella crisi che si affaccia sul buio di questi giorni risiede in una specie di formula matematica: il livello dell’attivismo del senatore di Rignano è direttamente proporzionale al grado di confusione che regna nel Movimento 5 Stelle.
Per questo, quando dal M5S ha cominciato a trapelare che i grillini erano ormai disponibili persino allo showdown di elezioni anticipate, e che a conferma di questa ritrovata unità di intenti e rinnovata tenacia erano sul punto di annunciare la deroga al tetto dei due mandati, il barometro della crisi è parso abbassarsi. La mossa che avrebbe consentito alle prime linee ministeriali (a partire da Luigi Di Maio) di ricandidarsi sembrava ricostituire una nuova unità dei 5 Stelle attorno alla figura di Giuseppe Conte, in nome del quale polarizzare la campagna elettorale in chiave anti-Renzi.
Ma nel giro di poche ore questa possibilità si è dissolta, tramite smentita di Alessandro Di Battista. «Quando lo riterrò opportuno parlerò pubblicamente – ha precisato l’ex deputato – Fino a quel momento smentisco ogni retroscena e indiscrezione che la stampa mi attribuisce o che mi attribuirà. Sono responsabile di quel che dico che, tra l’altro, coincide sempre con quel che penso. Non lo sono delle elucubrazioni di alcuni giornalisti che prima di attribuirmi pensieri ed opinioni dovrebbero, quantomeno, avere la decenza di parlare con me».
Di Battista interviene soltanto indirettamente sulle sorti del governo quando rivendica il suo risultato più pieno, forse l’unico, ottenuto agli Stati generali del M5S. Presidia l’ortodossia grillina al fine di sbarrare la strada alla tendenza governista. Nelle intenzioni dei vertici dovevano essere riconosciute forme di deroga al limite dei due mandati, in nome della salvaguardia delle «esperienze e delle» maturate in questi anni di presenza nelle istituzioni, ma su questo punto la base è stata netta e non ha accettato giri di parole e margini di ambiguità.
Dunque, le prospettive e le aspirazioni in parlamento dei 5 Stelle di fronte al rischio della crisi di governo e magari della fine anticipata della legislatura sembrano destinate a restare frammentate, in cerca di una via d’uscita che eviti la tripla tagliola del voto alla prima forza della maggioranza: quella della riduzione dei seggi in palio, quella del prevedibile ridimensionamento elettorale del M5S e quella del raggiunto limite di anzianità politica costituito dai due mandati.
La forza parlamentare che ha costruito la sua identità attorno alla negazione della politica come professione blinda Conte per blindare la legislature, per questo non si tirerebbe indietro di fronte ad altre eventuali formule di governo. E per questo Renzi ha potuto tornare all’attacco, alzare l’asticella delle richieste e al tempo stesso annunciare al Corriere della sera: «Tutti sanno che non ci saranno elezioni».