In fondo al desiderio. Dieci storie di procreazione assistita di Maddalena Vianello (Fandango, pp. 264, euro 17) è un testo che nasce dalla relazione fra donne. Dopo la prima testimonianza dell’autrice, che decide di partire da sé per affrontare il tema, le altre nove sono il frutto dei dialoghi che Vianello ha intessuto con altre che, come lei, hanno affrontato prima la sofferenza di non riuscire a restare incinta e poi il percorso della Pma.

QUESTA RACCOLTA è infatti anche una riflessione sui femminismi che: «sono rimasti impigliati nella decostruzione della madre come destino biologico, nell’impossibilità di costruire un percorso alternativo di riconciliazione con la maternità, il desiderio e la possibile frustrazione». In varie testimonianze si sottolinea che i femminismi hanno trascurato o mal giudicato il desiderio delle donne che, per le ragioni sociopolitiche espresse da Barbara Leda Kenny nell’introduzione, approdano alla consapevolezza di voler diventare madri a un’età in cui la curva mülleriana, che descrive l’andamento della fertilità, cade letteralmente a picco, vale a dire intorno ai 35 anni.

Vianello e alcune delle donne protagoniste di questo testo corale insistono sul fatto che colpevolizzare coloro che hanno seguito, prima di tutto, la strada dell’autodeterminazione e poi hanno cercato di diventare madri non solo è sbagliato, ma è ingiusto. L’importanza dell’indipendenza e della realizzazione delle proprie aspirazioni è uno degli insegnamenti cruciali del femminismo ed è quasi scontato che, specie nella realtà italiana, perseguire tali obbiettivi ritardi il tentativo di restare incinta.

INOLTRE, NEL TESTO prendono parola donne che hanno cercato di avere figli prima dei 35 anni e che, per motivi di salute, hanno dovuto ricorrere alla procreazione assistita. Un altro aspetto importante del libro è che permette di comprendere di cosa si parli, o meglio di cosa si eviti di parlare, quando si tratta di Pma: attraverso i dialoghi si segue un piccolo corso di approfondimento sull’apparato riproduttivo femminile e sulla normativa vigente, la legge 40, che grazie ad alcune sentenze permette ora di accedere alla fecondazione eterologa, ma solo alle coppie etero.

Il volume non elude neppure la questione economica: Vianello e le altre dichiarano come accedere alla Pma significhi avere le possibilità economiche per farlo, rivolgendosi a delle strutture private, perché il sistema sanitario nazionale ha tempi di attesa troppo lunghi. E affiora, senza soluzione, la questione politica delle donatrici di ovuli: perché si sottopongono a una pratica così invasiva e dolorosa se non perché sono indigenti?

IL MERITO DI QUESTO TESTO è di affrontare la realtà con lucidità e attenzione, nel tentativo di far emergere il non detto sulla Pma e di mettere in luce l’esistenza di una normatività potente rispetto alla gravidanza, tanto che ricorrere alla procreazione assistita è per alcune una vergogna da nascondere. Viene raccontata la solitudine che affligge quasi tutte coloro per cui il desiderio di maternità si trasforma in una chimera, di cui non vogliono parlare con le compagne femministe o con le amiche, che magari rimangono incinta senza neanche volerlo o «meritarlo».

Vengono nominate l’invidia, la sofferenza della medicalizzazione e di percepirsi irrimediabilmente fallate. Il testo di Maddalena Vianello concorre alla rottura di un tabù, rappresenta un punto di partenza necessario per affrontare il tema, alla luce della contemporaneità. È necessario accogliere questo desiderio di cui scrive Vianello, anche per poterlo scandagliare, per indagare la voglia d’amore che può sottendere al desiderio di maternità, o il bisogno di riscatto, i tentativi di riparazione… Per farlo, però, è fondamentale immergersi «In fondo al desiderio».

Sabato a Roma la presentazione nell’ambito del festival Inquiete: «Maternità, desideri, limiti e scelte» con Donatella Di Pietrantonio, Francesca Marciano, Michela Marzano e Maddalena Vianello. Modera Sabina Minardi. (Cinema Avorio, ore 20).