Sale di livello l’inchiesta sulle firme false dei 5S a Palermo. Gli indagati sono 10 e potrebbero aumentare nel corso dell’indagine sulle firme ricopiate e falsificate che furono depositate in Tribunale da Riccardo Riccardi, marito della deputata Loredana Lupo (che non risulta nel registro degli indagati) per le elezioni comunali di 4 anni fa; la lista non superò lo sbarramento del 5% .

In cima all’elenco c’è Riccardo Nuti, che è stato capogruppo dei pentastellati alla Camera. Era lui il candidato sindaco del M5S e fu lui, questa la tesi di alcuni dei 400 testimoni ascoltati dalla Digos, a coordinare il gruppo che lavorò alla raccolta delle firme. Che secondo Claudia La Rocca, la deputata regionale che ha collaborato con gli inquirenti e che si è autosospesa dal movimento dopo il diktat di Grillo, furono ricopiate in fretta e furia perché qualcuno si accorse che l’anagrafica di un candidato, Giuseppe Ippolito, anche lui indagato, era sbagliata e ciò avrebbe comportato l’esclusione della lista. Nuti alle prime accuse mosse dall’attivista Vincenzo Pintagro che ha riferito di essere stato testimone oculare della ricopiatura ha risposto querelandolo. Scelta fatta anche da Claudia Mannino e da altre deputate palermitane, al momento non indagate. I querelanti si sono affidati all’avvocato Domenico Monteleone.

Tra i querelanti c’è Samantha Busalacchi, anche lei indagata: da ieri è fuori dal gruppo dei 5S all’Assemblea siciliana col quale collaborava come portaborse del deputato regionale Giorgio Ciaccio, anche lui indagato e autosospesosi. Busalacchi, attivista della prima ora del meet-up di Palermo, vicina a Nuti, fu accusata da Pintagro di essere nell’ufficio elettorale del M5S quando vennero ricopiate le firme; con lei ci sarebbe stata anche Mannino. Busalacchi alla vigilia dello scandalo era la più accreditata come possibile candidata sindaco a Palermo.

Gli altri indagati sono l’attivista Stefano Paradiso, l’avvocato Francesco Menallo, il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello che autenticò le firme e un decimo esponente che avrebbe avuto un ruolo minore nella vicenda. Se gli indagati non si autosospenderanno, ci penserà il movimento. «Chi sbaglia va via, senza sconti», dice un post sul blog di Grillo. «Siamo gli unici a farlo».