Chissà come reagirebbe l’Italia di oggi all’uccisione a sprangate di un ragazzo con la pelle nera. Chissà cosa avremmo letto sui social, nei tweet dei ministri o sui giornali . Abdoul Guiebre, Abba, veniva ammazzato a Milano in via Zuretti dieci anni fa. Aveva 19 anni, era nato in Italia, viveva con la sua famiglia a Cernusco sul Naviglio.

Ad Abba Milano piaceva. Gli piaceva viverla, partecipare alle serate hip hop. La notte in cui l’hanno ammazzato stava andando al Leoncavallo a piedi con degli amici. Fanno tappa nel bar Shining, i gestori del locale -padre e figlio- lo accusano di aver rubato un pacchetto di biscotti. Passano subito agli insulti, Abba e i suoi amici escono dal bar ma vengono inseguiti dai due proprietari, Fausto e Daniele Cristofoli. Tra le mani hanno un bastone.

Abba prova a difendersi, a parare i colpi con le braccia, ma cade a terra. «Sporco negro» sono state le ultime parole che si è sentito urlare contro. A processo i due verranno condannati a 15 anni e 4 mesi senza l’aggravante razziale chiesta dal pm e dalla famiglia di Abba.

 

Abdoul Guiebre, “Abba”

Alla fine degli anni ’80 i genitori erano arrivati in Italia dal Burkina Faso, dove ora Abba è sepolto. A Cernusco sul Naviglio hanno cresciuto quattro figli. «Siamo cresciuti felici, c’era una nostra vicina di casa che è stata come una seconda mamma per me e Abba», racconta la sorella, Adiaratou Guiebre. «Oggi mamma e papà stanno molto male. Voi dite che sono passati dieci anni ma per noi è come fosse ieri, il dolore è sempre forte».

Adiaratou ha 35 anni, ne aveva 25 quando gli hanno ammazzato il fratello. Dal 2014 vive a Grenoble, in Francia. Ha lasciato l’Italia perché non la sentiva più come casa sua. I fratelli l’hanno seguita e anche loro oggi vivono in Francia. Gli anni felici sono quelli dell’infanzia e dell’adolescenza, poi qualcosa è cambiato. È arrivato l’omicidio del fratello e ha sentito intolleranza e cattiveria crescere attorno a sé e ai suoi bimbi. «Non avevo mai sentito diversità per il colore della mia pelle, siamo cresciuti insieme agli altri, non c’erano problemi. Poi è cresciuta la cattiveria».

Secondo lei la colpa è di chi ci ha governato negli ultimi 10-15 anni: tutti. «L’Italia non è più come prima, l’hanno rovinata. È un paese bellissimo con bellissime persone, ma al governo ci sono genti senza cuore. Noi abbiamo conosciuto italiani bravissimi, ma la politica ha rovinato l’Italia». Gli episodi di intolleranza e discriminazione sono cresciuti. «Se io dico che tutti gli italiani sono razzisti sbaglio, perché non è vero. Il buono e il cattivo ci sono ovunque. La discriminazione è nata con il cambiamento politico, hanno rovinato questo Paese».

C’è un episodio in particolare che le ha fatto dire basta. Adiaratou stava camminando e incrocia una signora con un cane, «era vicino a me e mi sono allontanata. Allora lei ha sputato e mi ha detto di tornarmene al mio paese. Ho sentito che non potevo più crescere i miei tre figli qua. Io sono cresciuta in Italia ma i miei figli non posso crescere così. Sul pullman o al bar dove ti guardano male». Ora in Francia va meglio, «ho ritrovato me stessa», dice. Non che non ci siano forme di razzismo anche lì, «ma va molto meglio».

Quando può torna a Cernusco sul Naviglio a trovare mamma e papà, «ma non vorrei vivere lì. Amo l’Italia ma quelli che governano non mi piacciono, stanno lanciando messaggi negativi, non si rendono conto che bisogna ammettere che il razzismo c’è, per curarlo. Ho dei bei ricordi dell’Italia e li tengo stretti».

Adiaratou dice anche un’altra cosa. «Questa situazione non va bene neanche per gli italiani, non è solo un problema degli stranieri». E lei italiana lo è, ma con la pelle nera. Come suo fratello Abba. «Immagina di lasciare un paese dove avevi tutto, casa, famiglia, amici. Ho iniziato a lavorare a 17 anni, ho pagato le tasse, avevo tutto qui in Italia. Dover lasciare è stato triste, ma dovevo crescere i miei figli da qualche parte».

Il Comune di Milano metterà una targa in ricordo di Abba in via Zuretti, nei giorni scorsi grazie al comitato Abba Vive, al centro sociale Cantiere e al sindacato Usb la città ha ricordato Abba con decine di iniziative all’Arco della Pace. Il 22 settembre ci sarà un corteo a Milano, «contro il razzismo e per ricordare Abba» dice Leòn, del comitato Abba Vive. «Milano in questi anni ha costruito tante mobilitazioni antirazziste, questa manifestazione si inerisce in queste mobilitazioni. Terrà insieme memoria e attualità, il ricordo di quanto successo dieci anni fa e la reazione alla deriva xenofoba che stiamo vedendo oggi».