È possibile scrivere romanzi, raccontare storie contemporanee, urbane e giovanili senza sembrare narratori americani? È possibile farlo senza scimmiottarli e imitarli, evitando di rimanere imprigionati negli schemi narrativi e culturali che ne condiscono quello che è, a oggi, più che un’ispirazione un genere?
In qualche misura, il romanzo di Claudia Durastanti, Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra ora riproposto da La Nave di Teseo (pp. 292, euro 13) dopo il meritato successo ottenuto con La straniera, può fornire alcune risposte.

Romanzo d’esordio segna da subito una qualità di scrittura audace, che soprattutto definisce l’emotività, il battito dei suoi personaggi (un bagaglio che si ritroverà intatto anche in quelli delle sue opere successive). Claudia Durastanti dunque non imita il romanzo americano, anche se qui ce ne sono tutti gli ingredienti, gli Stati uniti innanzitutto, il viaggio e una rincorsa tutta cuore e polmoni verso gli eventi di una vita giovane, fragile e potente insieme. L’autrice, infatti, lavora abilmente attorno ai personaggi, ritagliandoli, cesellandoli e inserendoli poi in un movimento scomodo e complicato che, per certi versi, aderisce alle difficoltà che oggi incontra chi scrive e decide di narrare storie: la messa in scena si mimetizza così con la biografia.

Se sono a tratti distinguibili i riferimenti che danno avvio a Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra è anche evidente l’energia con cui Durastanti consegna un’impronta originale alla scrittura come alla storia, attraverso quello scarto che non offre al lettore l’ennesimo romanzo all’americana, ma una visione post americana, di chi in quella cultura è nata da estranea, sviluppando nei suoi confronti uno sguardo e una competenza inedite. Per certi versi Claudia Durastanti potrebbe essere una scrittrice statunitense quanto italiana rivelando non dei limiti, ma più che altro l’inutilità di questi confini. Risulta così, allo stesso modo, ancora più interessante la scrittura che è costruita e intessuta con i fili di un italiano raffinato, elaborato e al tempo stesso scorrevole, nell’accezione più rara, quella che evita superficialità offrendo invece leggerezza. Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra è un romanzo decisamente da leggere non solo per la forza dei suoi protagonisti e dei trent’anni di vita americana e all’americana che finiscono per vivere, ma anche per come il romanzo è capace – nella sua icastica semplicità – di mettere in mostra un mondo più saldo nella sua attitudine nell’utilizzare le differenze per definirsi e non per conformarsi. Sono passati dieci anni dalla sua prima pubblicazione del libro e forse oggi – anche al di là del successo de La straniera – è possibile dissolvere i dubbi di allora, espressi soprattutto da Angelo Guglielmi: nessun plagio culturale, solo la sensibilità di un’autrice aderente a se stessa.