Sono state immediate le proteste palestinesi per le prime due proposte della nuova ministra israeliana della giustizia, l’ultranazionalista Ayelet Shaked, in discussione in questi giorni alla Knesset. La prima riguarda l’inasprimento delle pene per chi lancia pietre contro soldati israeliani e auto di coloni ebrei, la seconda è volta a proibire l’uso dei telefoni cellulari ai detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. «Ridicole, senza senso, inaccettabili», le definisce così Jawad Boulos, avvocato del Club dei Prigionieri Palestinesi. «Da sempre – spiegava ieri ai giornalisti – i telefonini sono proibiti in prigione. Questa misura perciò è volta solo a soddisfare il desiderio di pugno di ferro della destra israeliana». L’uso del cellulare da parte dei detenuti politici palestinesi è finito al centro dell’attenzione dopo che un noto comandante militare di Hamas, Abdallah Barghouti, condannato a vari ergastoli, grazie a un telefonino introdotto nella sua prigione, ha rilasciato un’intervista alla radio del movimento islamico. Barghouti è stato poi messo in isolamento e ha iniziato lo sciopero della fame in segno di protesta.

 

Dove la ministra Shaked ha mostrato appieno il suo approccio muscolare è sulla questione delle pene più severe per chi lancia pietre contro i militari e i veicoli israeliani. Domenica il governo Netanyahu ha approvato la proposta della ministra della giustizia di portare fino a 10 anni di carcere la pena per chi scaglia sassi – i palestinesi – anche se non può essere provata l’intenzione di provocare danni alle auto in transito e alle persone. «La nuova proposta sul lancio delle pietre mira a modificare il concetto del reato: non saranno più i giudici a stabilire l’intenzionalità del sospetto ma si darà per assodato il proposito di fare del male a priori», ha spiegato l’avvocato Boulos ricordando che già oggi il lancio di pietre durante le manifestazioni è punito con una pena tra i tre e gli otto mesi. L’inasprimento appena deciso, in attesa dell’approvazione della Knesset, tuttavia non è una iniziativa originale di Shaked, perchè già nella passata legislatura la ministra centrista Tzipi Livni, considerata una pacifista dai governi occidentali, aveva proposto addirittura 20 anni di carcere, se provata l’intenzione di causare danno da parte dell’imputato.

 

Intanto ieri Gaza è tornata in primo piano e non solo per il fermo in mare e la successiva detenzione di cinque pescatori palestinesi da parte di una motovedetta israeliana. Al termine della sua visita a questa piccola parte del territorio palestinese – durante la quale non ha incontrato rappresentanti di Hamas – il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha detto di aver trovato una situazione esplosiva, che va affrontata anche con aiuti economici ed investimenti e, quindi, con la piena riapertura dei valichi di confine. Capo della diplomazia del più stretto alleato europeo di Israele, Steinmeier ha evitato qualsiasi critica a Tel Aviv per le distruzioni causate dai suoi bombardamenti la scorsa estate su Gaza. Accompagnato da funzionari dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi, il ministro degli esteri è entrato a Shajayea una delle zone più devastate dagli attacchi aerei e di artiglieria. Quindi ha visitato una scuola dell’Unrwa e, infine, è andato al porto di Gaza. Secondo alcune voci, Steinmeier potrebbe essere stato latore di un messaggio relativo a un eventuale scambio di prigionieri. Hamas detiene i resti di due militari israeliani.