Come alla Columbine nel 1999, anzi peggio. Ieri all’ora di pranzo Vladislav Rosljakov, 18 anni, è entrato nella mensa del politecnico di Kerch dove i suoi compagni di studi stavano mangiando e ha aperto il fuoco con un fucile.

IL SUO RAID, che sembra sia stato accompagnato dal lancio di alcune bombe rudimentali contenenti pallini d’acciaio per produrre un effetto ancora più devastante, ha lasciato senza vita sul pavimento 19 suoi coetanei. Abbandonata la sala Vladislav si è poi tolto la vita sparandosi con una pistola. Purtroppo il bilancio del massacro potrebbe aumentare nelle prossime ore perché dei 50 feriti,17 si trovano in gravissime condizioni.

Gli inquirenti in serata sembrano propendere per l’azione sconsiderata di un individuo disturbato psichicamente, escludendo la pista dell’attentato terroristico. Ipotesi terroristica che invece era circolata a lungo nel pomeriggio visto che Kerch è una città della Crimea annessa/unificata alla Russia nel 2014 e che i servizi di sicurezza russi da tempo denunciano azioni di diversione di gruppi paramilitari ucraini nella regione. Per questo motivo erano state subito rafforzati i contingenti militari russi al confine con l’Ucraina e introdotto lo stato di allerta in tutta la penisola.

TUTTAVIA MANCANO ANCORA parecchi pezzi del puzzle per giungere a conclusioni definitive. Per esempio, mentre andiamo in stampa, la Tass informa che è stata ritrovata un’altra bomba inesplosa in un piano dell’istituto mentre la polizia sta effettuando la perquisizione dell’appartamento dove viveva il giovane da cui potrebbero venir fuori elementi nuovi.

E continua a circolare la voce, confermata da alcuni testimoni oculari, secondo cui all’azione avrebbe preso parte almeno un’altra persona. Del resto la stessa ricostruzione degli avvenimenti resta a molte ore dall’accaduto ancora frammentaria. Il giovane sembra non avesse mai dato segni di essere disturbato. «Vlad era in regola con gli studi. Era silenzioso, buono e obbediente. Ma questa settimana non era venuto al college, aveva detto di essere malato», ha affermato al canale tv Rossja 1 una sua compagna di studi.

IMPRESSIONE CONFERMATA anche dal suo insegnante Petr Kosenko. Per gli inquirenti che dirigono le indagini Rosljakov non era neppure schedato dalla polizia come «estremista». Sull’attentatore però restano alcuni misteri. Finora è stato possibile vedere solo una foto del ragazzo, capelli biondi a spazzola e jeans neri, che scende le scale della scuola imbracciando un fucile, pubblicata da un anonimo su Telegram.

Intanto esplode il dibattito sui social-network e nei talk-show del paese. L’America sembra arrivata in Russia: com’è possibile che in una tranquilla città di provincia un adolescente della classe media, senza grilli per la testa, progetti e metta in atto una strage di suoi coetanei? Che cosa bolle nel lato oscuro dell’ordinato universo della società putiniana? E come mai un diciottenne poteva disporre di un vero e proprio arsenale, si è chiesta Irina Klyueva commissario per la protezione dei diritti dell’infanzia in Crimea, la quale ha anche denunciato come l’autore della strage avesse ottenuto qualche giorno prima il permesso di usare armi da caccia. L’unico che sembra per ora avere le idee chiare su come affrontare il problema è il ministro degli interni Rashid Nurgaliev il quale ha annunciato che in tutte le scuole della Federazione verranno introdotti tornelli, metal detector e tessere magnetiche per gli studenti.