Il Pd e il Pdl litigano, ma alla fine si mettono d’accordo, anche se ai pidiellini non basta mai e continuano a lamentarsi. Ma sono i 5 Stelle a animare la seduta alla camera sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Protagonista, il deputato-cittadino Riccardo Fraccaro, che, a freddo, si rivolge ai colleghi così: «Continueremo a chiamarvi ladri». Ed è subito caos, qualcuno lascia l’aula, la la presidente di turno Marina Sereni, Pd, sospende la seduta. Twitta la 5 Stelle Giulia De Vita: «Cori da stadio, ci urlano ’Fuori! Fuori!’, Sc prende in mano una scarpa».

Un sandalo, per la precisione. Quello del deputato francescano di Scelta civica, Mario Sberna, agitato verso gli stellati: «Non ci ho visto più», racconta lui, e se Fraccaro fosse stato «vicino a me, probabilmente glielo avrei infilato in bocca, perché buono sì, ma quando è troppo è troppo». Anche perché mercoledì da un altro esponente dei 5 Stelle «ho dovuto ascoltare un vero e proprio elogio dell’egoismo di Stato, ha affermato che non dovevamo e non dobbiamo aiutare altri Stati, si arrangino, concetto ripetuto oggi su altro argomento da Grillo e Casaleggio».

Dal canto suo, Fraccaro scrive su facebook che «mi sono limitato a smontare pezzo per pezzo un provvedimento farlocco». Sui social network altri grillini sostengono di essere stati minacciati persino di morte dai deputati del Pd, al grido di «vi ammazziamo» e «vi aspettiamo fuori», scrive Alessandro di Battista augurandosi che «sia tutto nello stenografico». Insomma, si cercano prove. Mentre, dopo la sospensione, Marina Sereni spiega che la conferenza dei capigruppo «si è conclusa avvertendo tutti i gruppi che non saranno tollerate in aula ingiurie nei confronti del Parlamento e dei parlamentari» e Laura Boldrini chiarisce che si applicherà «pedissequamente» il regolamento.

Alla ripresa, nuovo match. Il grillino Walter Rizzetto denuncia «pianisti all’opera» e un altro 5 Stelle, Riccardo Nuti, attacca i deputati Pd: «Quaquaraquà». Allora Ettore Rosato, Pd, ribatte: «C’è un unico leader politico che non ha reso pubblica la dichiarazione dei redditi, Beppe Grillo».
Se il cima con i 5 Stelle è incandescente, Pd e Pdl ritrovano l’intesa sul tetto alle donazioni e alle fidejussioni da parte dei privati. Inizialmente il Pd aveva proposto 100 mila euro, diventati poi 300 mila perché il Pdl puntava i piedi e non si andava avanti. Ma ieri i pidiellini chiedevano un tetto ancora più alto. Nel comitato dei 9, la relatrice Mariastella Gelmini alla fine dà l’ok ai 300 mila, che non sono pochi. E perché la norma entri a regime c’è tempo fino al 2017. Sì anche all’emendamento salva-Forza Italia: potranno essere finanziate anche le forze politiche che, pur non essendosi presentate alle elezioni, abbiano un gruppo parlamentare autonomo di almeno 20 deputati alla camera e 10 senatori al senato.