Riapre l’India, dopo annosi lavori, ma la felicità è presto strozzata dall’ingresso in quello spazio «inventato» da Mario Martone una quindicina d’anni fa. Il cantiere è ancora aperto con le sue voragini e i suoi antri, per entrare bisogna circumnavigare un ampio perimetro, l’atmosfera è un po’ troppo Blade Runner. Ma una sala è pronta, e forse è giusto che quello spazio privilegiato ricominci a funzionare. Ben due teatri stabili (quello di Roma e quello dell’Umbria) si sono associati nella produzione della novità italiana in scena, Diario del tempo. L’epopea quotidiana (fino al 19 ottobre). Lucia Calamaro firma una nuova «epopea della quotidianità», dopo quella che l’ha resa famosa su L’origine del mondo. Lì erano i rapporti tra tre generazioni di donne, davanti ai normali elettrodomestici, a fare chiacchiere e spettacolo. Qui dovrebbe essere la generazione dei precari senza lavoro, almeno quello sicuro, visti in qualche modo «in orizzontale», ovvero la generazione tra in quaranta e i cinquantenni, con i progetti frustrati, i sogni irrealizzati, le «pretese» smentite.
Ma ancor più che nei testi precedenti, qui la quotidianità domestica si fa monologo autoreferenziale, unici interlocutori un materasso ad aria e un tapis roulant piuttosto vintage. I discorsi che ognuno ha sentito mille volte farsi drammatici, subiscono una inevitabile banalizzazione nel venir raccontati su palcoscenico, anche se nel pubblico non manca chi ride, magari a sproposito.
Lo spettacolo è in fieri, promette minacciosa l’autrice (che firma anche la regia e compare tra gli interpreti): dopo i primi due atti mostrati (tre larghe ore più intervallo), dovrebbero seguirne altrettanti. Chi scrive ha assistito solo al primo dei due episodi proposti, arrivando ad ammirare solo l’abilità teatrale dei due interpreti in scena, Federica Santoro e Roberto Rustioni, due attori con la loro solidità. Ma che devono faticare a non farsi sommergere dal flusso ininterrotto di autoanalisi verbale, cui il teatro, a differenza forse di un libro, non concede libertà illimitata.