A venticinque anni dalla sua prima pubblicazione torna in libreria, con una nuova introduzione dell’autore, il Diario. A Year with Swollen Appendices di Brian Eno. La grafica accattivante e la suddivisione bianca delle pagine con i «post» quotidiani e rosa dell’appendice auto-antologica degli interventi e articoli del musicista – produttore inglese danno al libro una forma quasi da «object d’art», i cui contenuti sono l’espressione più autentica di un anno di vita, il 1995, di uno dei maggiori artisti degli ultimi cinquanta anni. All’apparenza quel tempo, così lontano, pare non segnare nulla di eclatante, ma per Eno rappresenta un modo di rileggere il passato e marcare il passaggio da un mondo agli albori della rivoluzione digitale, ma sostanzialmente ancora «techno-analogico», all’universo iperconnesso e «social» del presente. Tanto che la decisione di stilare un elenco di parole nuove (divertenti e per la maggior parte ormai d’uso comune, Alexa, Botox, Pin, QRcode) scavalla sia le parole al miele per moglie e figlie sia la presenza costante di amici come Bowie, gli U2, Laurie Anderson e fa salire il termometro della contemporaneità di un libro che sembra venire dal futuro.