Evento speciale del 24° Festival del cinema africano, Asia e America Latina, in corso a Milano fino a lunedì, è Black Coal, Thin Ice del cinese Diao Yinan, Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino nonché premio come miglior attore per Liao Fan. Un poliziesco d’autore nel nord della Cina, opera terza, dopo Uniform del 2003 e Night Train del 2007, di un regista che era stato anche attore in All Tomorrow’s Parties di Yu Likwai. Protagonista un ex poliziotto che, cinque anni dopo i fatti, si rimette a indagare su una serie di omicidi e scopre che le vittime sono legate alla bella Wu Zhizhen (Gwei Lun Mei). La donna lavora in una lavanderia e comincia così a tenerla sotto controllo.

Diao Yinan, il noir non è un genere frequentato dal cinema cinese, da dove viene quest’idea?

Non abbiamo una tradizione di noir in Cina. I polizieschi sono quelli di Hong Kong, che non sono brutti, ma volevo fare una cosa diversa. Inizialmente, mentre scrivevo, pensavo di fare un film d’autore. Al momento di cercare i finanziamenti, mi sono accorto che sarebbe stato difficile trovarli per un film d’arte. Così mi sono deciso a introdurre degli elementi commerciali, anche se, avendo sempre fatto film d’autore, non sapevo come comportarmi.

A cosa si è ispirato?

Dai romanzi polizieschi, che uniscono l’elemento letterario a quello sociale e di critica sociale. Attraverso la soluzione del caso e la persona che lo risolve in Black Coal, Thin Ice, si può conoscere meglio la società cinese Quanto ad altri registi, non ho cercato di imitare nessuno, ho cercato uno stile personale, come già nei miei precedenti lavori. Magari ho commesso degli errori, ma è il mio modo di esprimermi.

L’accoglienza in Cina com’è stata?

L’Orso d’oro ha avuto molta risonanza in Cina: ottima accoglienza della critica e incassi equivalenti a 12-13milioni di euro.

Ha avuto problemi di censura? Per «Uniform» li aveva avuti…

Nel caso di Uniform disperavo fin dalla fase di sceneggiatura di poter superare la censura. In questo caso ambivo al successo commerciale senza avere problemi di censura. Così ho mandato il copione alla commissione preposta e mi sono fatto consigliare. Mi hanno suggerito che il personaggio principale non fosse per tutto il tempo un poliziotto, in modo da non rovinare l’immagine dell’arma… È stato un colpo di fortuna! L’idea mi è piaciuta molto e l’ho fatto diventare, cinque anni dopo i fatti del prologo, una guardia giurata. Il cambiamento non ha influenzato il senso di quello che volevo dire, ma ha arricchito la storia e aggiunto l’idea di ’destino/fato’….

In molti abbiamo visto nella bella Wu Zhizhen la femme fatale del cinema classico. Era questa la sua idea del personaggio?

Normalmente nei film noir il personaggio femminile è cattivo. Ma guardando i casi di cronaca che accadono in Cina, non potevo renderla così terribile. La protagonista viene maltrattata e offesa, nel film, anche se è un’assassina lo fa per proteggersi. La donna orientale è mite e dolce, ma nasconde talvolta un’anima nera. Così può tradire il marito e accettare di vederlo mentre viene ucciso. Ma, ripeto, è un personaggio complesso…

Il titolo inglese del film rende l’idea di cupezza dell’ambiente e di fragilità delle persone, mentre il titolo cinese è completamente diverso...

L’originale cinese significa ’Fuochi d’artificio in pieno giorno’ e ha un significato molto bello, ma nelle altre lingue perde questa bellezza. Il titolo internazionale l’ha suggerito un americano che vive in Cina e ha tradotto molti romanzi: riflette il senso del film e suona bene in inglese.

Lei ha girato tre film in dieci anni. Come mai tanto tempo tra uno e l’altro?

Problemi di reperimento fondi e poi la riscrittura della sceneggiatura è stata lunga. Non è semplice trovare investitori per questi film in Cina, tutti vogliono solo fare film che incassano soldi. Forse è così ovunque. Forse il successo ottenuto farà sì che i produttori abbiano più fiducia, oppure che abbiano più fiducia i registi indipendenti. Mi auguro di poter continuare a girare, anche se temo che la qualità delle sceneggiature potrebbero abbassarsi e questo è un pericolo, dovrò starci attento.

C’è un movimento di registi indipendenti cinesi? C’è qualche collega con cui è in contatto e con il quale si confronta?

Mi sento spesso con Jia Zhang-ke e Yu Likwai. Nei fine settimana usciamo spesso a mangiare insieme, ci scambiamo opinioni e in questo modo ho imparato molto sul cinema. E mi trovo spesso a parlare anche con Cai Shangjun, premiato a Venezia nel 2010 per People Mountain People Sea e Liu Fendou.

Guarda tanti film? E che generi predilige?

Ne vedo molti, dai muti a quelli di oggi e di tutti i generi. L’importante è che siano buoni. Guardo anche i film di Nanni Moretti. Naturalmente ho studiato molto il cinema italiano del passato: Rossellini, Visconti, De Sica, Antonioni.