Un vero separatista non conosce pensione. E Nigel Farage deve tornare ancora una volta al timone dell’Ukip, dopo che Diane James, leader eletta e in carica, ha deciso di mollare dopo soli 18 giorni. James ha citato ragioni personali e di salute alla base della scelta, ma è più probabile che abbia constatato l’impossibilità di tenere insieme una compagine di partito rissosa, misogina e insofferente del suo mandato.

[do action=”quote” autore=”Diane James”]“È ormai chiaro che non ho l’autorità sufficiente, né il pieno sostegno dei miei colleghi deputati europei e funzionari del partito per effettuare i cambiamenti che credo necessari e sui quali ho basato la mia campagna”[/do]

Farage si è detto disposto a gestire la leadership ad interim fin quando non si trovi un altro papabile leader. Eppure l’abbandono tradisce altri interrogativi che questo partito, il più grande del paese a guardare i voti presi nel 2015 ma con un solo deputato a Westminster – non Farage –, si trova a dover affrontare.

Primo fra tutti, lo svuotamento di significato di un programma politico sostanzialmente raggiunto – la vittoria del referendum su Brexit – ora che i tories di Theresa May fanno la voce grossa con l’Ue e sull’immigrazione, rubandogli la scena.