Chiedi alla montagna di Allegra de Mandato ed Emanuele Arrigazzi
Chiedi alla montagna di Allegra de Mandato ed Emanuele Arrigazzi
ExtraTerrestre

«Dialoghi sulla montagna, alla ricerca del senso della misura»

Libri Chiedi alla montagna di Allegra de Mandato ed Emanuele Arrigazzi. A Varese domani e sabato
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 14 dicembre 2023

«Chiedi alle montagne», lo spettacolo teatrale di Allegra de Mandato ed Emanuele Arrigazzi, portato in scena dallo stesso attore/regista e dallo scrittore Marco Albino Ferrari è innanzitutto un invito. Una sollecitazione vagamente provocatoria, perché le montagne – come viene subito chiarito sul palco – non possono rispondere. Ma le montagne, si scoprirà durante lo spettacolo, sono anche il luogo che mette in rilievo – nel vero senso della parola- gran parte delle contraddizioni su cui si fonda la società contemporanea.

LA STRUTTURA della narrazione prevede un dialogo tra due «quasi amici», che rivestono ruoli ora antitetici, ora complementari: da un lato Arrigazzi interpreta il cittadino scosso dall’urgenza del cambiamento climatico, che non vuole fare la parte di chi continua a «suonare l’orchestrina mentre affonda il Titanic». Ma è anche spaventato e inerme di fronte alla grande quantità di informazioni sull’emergenza climatica che bombardano il suo quotidiano. Vive la montagna con un entusiasmo ingenuo, la sua massima aspirazione è trascorrere vacanze rilassanti in una dependance della casa dell’amico.
Dall’altra parte c’è Marco Albino Ferrari, che a partire dall’esperienza personale va a toccare alcuni topic del nostro presente, afflitto dall’urgenza ambientale. Tanto urgente che il dialogo parte dalle contraddizioni della Cop28 di Dubai, dove il negazionismo climatico continua a farsi beffe dei «soli 6 anni e qualcosa che ci separano dal 2030, data ultima per il rispetto degli accordi di Parigi».

IL 2022 PASSER ALLA STORIA come l’anno in cui le emissioni di anidride carbonica hanno raggiunto un nuovo picco planetario: 36,8 miliardi di tonnellate. Sono cifre che però «sono numeri, grandezze vaghe – spiega Ferrari, agitando svogliato i suoi appunti – cose difficili da afferrare». E allora lo spettacolo vira e prende forma intorno al vissuto personale dello scrittore, che va a sfatare anche diversi luoghi comuni. «Altro che deforestazione: non abbiamo mai avuto così tanto bosco in Italia dal Medio Evo, la superficie forestale supera gli 11,8 milioni di ettari. L’80% della Liguria è composta da bosco, ma noi importiamo il 95% del legname da costruzione. Perché non riusciamo a fare come in Austria, dove hanno riaperto piccole segherie, integrate nel territorio? Senza inventarci niente di grandioso, possiamo provare a imitare la piccola Austria?».

INVECE I NOSTRI COMUNI montani – orfani di uno sviluppo economico sostenibile- si spopolano. Come Foppolo, in Alta Val Brembana, che conta ormai su un centinaio di abitanti scarsi. Il «94% delle abitazioni sono case fantasma, vengono aperte giusto un paio di volte l’anno».

MARCO ALBINO FERRARI parla anche della sua casa nel Basso Sarca. Anche lui, come molti altri, è stato attratto dall’idea di allontanarsi dalla città. Ma vivere in Trentino oggi significa fronteggiare la convivenza forzata con l’orso, non il più semplice dei vicini. «E qui assistiamo a un vero e proprio scontro di civiltà: la città ritiene che le montagne siano dell’orso; come se, appena messo il piede giù dalla macchina, ci trovassimo in Alaska e non in un ambiente comunque addomesticato. Ho sentito Selvaggia Lucarelli dire: l’uomo deve fare un passo indietro, perché quella è la casa dell’orso. Certo, così ci si allontana da un senso di responsabilità: un posto per ognuno, nessun conflitto, ma purtroppo invece bisogna imparare a convivere. E bisogna capire che la nostra montagna è un paesaggio culturale alpino, non la natura selvaggia». Ferrari prosegue, contro la ghettizzazione del lusso che si nutre di località rinomate, strappate ai suoi abitanti «come Cortina, dove gli ampezzani vendono casa ai ricchi, perché non si possono più permettere di vivere in un paese caro e mal servito, dove vengono pensati sempre nuovi divertimenti, ma solo per pochi eletti».

COME A CERVINIA, dove il biglietto della funivia che va a Zermatt costa 240 euro. «Quante coppie potranno usufruire di quel collegamento? Ha davvero senso realizzare un’opera del genere?». Anche i parchi naturali sono diventati «mostruosi», nel senso che si pensa solo alle cosiddette «eccellenze, ma appena sei fuori dal territorio del parco c’è il nulla. Ci sono valli dimenticate e invece la montagna va rivitalizzata nel suo insieme, non a spot».

E DI FRONTE ALLO SCORAMENTO finale dell’amico «mi sento ancora più carico di dubbi. Cercavo risposte e ho trovato solo nuove domande», Ferrari risponde che la montagna una risposta ce la dà: «Non dobbiamo affannarci a cercare di risolvere un problema, perché il cambiamento climatico ormai è già in atto. Dobbiamo imparare ad adattarci». Partendo dall’evidenza che la montagna mette in rilievo i nostri comportamenti ed è lo specchio delle nostre abitudini. «E allora dobbiamo pensare a cosa ci serve davvero, a cosa possiamo rinunciare. Perché le montagne ci insegnano una cosa: ci danno il senso della misura, di una misura necessaria». Sta a noi essere capaci di ascoltarle.

(lo spettacolo sarà replicato domani e dopo allo spazio Yak di Varese)

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