(2) Sofocle e Freud mi lasciano il campo, e posso osservare da vicino la kylix attica del Pittore di Edipo. Chissà perché perlustrandola mi torna in mente il Nietzsche della Gaia Scienza: «Oh questi Greci! Loro sì sapevano vivere… arrestarsi animosamente alla superficie… adorare l’apparenza…»

Quando esco dal Museo Gregoriano Etrusco, traverso il Tevere e vado di buon passo alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini – sono certo di trovarli lì, davanti al Narciso di Caravaggio, l’ateniese e il viennese.

Infatti. Sono appena giunti al suo cospetto. Sopraggiungo. Il tempo di lanciarmi entrambi un’occhiata (drammaturgica di Sofocle, psicologica di Freud) ed ecco che Freud domanda a Sofocle: «Insomma, cosa non ti convince della mia teoria psicologica del narcisismo?»
Sofocle: Di Havelock Ellis e tua. Non la teoria, Sigmund, il nome.
Freud: Perché mai? (indicando il dipinto) Non hai occhi per vedere?
Sofocle: Cosa vedi tu?
Freud: Un giovane innamorato di se stesso.
Sofocle: No. Un giovane innamorato dell’immagine. Narciso è il primo pittore.
Freud: Ma non hai letto le Metamorfosi di Ovidio?
Sofocle: Tu scambi le parole romane col mito greco, l’immagine con la cosa. Hai mai visto il dipinto di Magritte che raffigura una pipa sotto la quale c’è scritto ‘Questa non è una pipa’? Nel mito greco originario Narciso vede e ammira non il corpo, ma la sua specchiatura, la sua immagine, vede la possibilità dell’arte, e se ne innamora. Non sai che Caravaggio dipingeva le persone e le cose riflesse in uno specchio?
Freud: Caravaggio? E se questo dipinto fosse in effetti di Spadorino, un seguace di Caravaggio?
Sofocle: Psicologicamente rivelatrice questa tua reazione. Molta farina del tuo sacco è in effetti farina del sacco di Nietzsche, del quale sei un seguace…
Freud: Nietzsche? Non l’ho mai letto. E non sono narcisista.
Sofocle: Non negare l’evidenza, Sigmund, e lascia Narciso all’epifania dell’immagine pittorica. Quanto a te, siamo in Italia, dirò che sei… – segui il salto in alto? conosci Gianmarco Tamberi? – sei tamberiano.
Freud guarda Sofocle, Sofocle guarda me, io guardo te che mi leggi, tu guardi Narciso dipinto che guarda stupefatto l’immagine. «Le immagini / resistono, più dure / delle figure.»

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