La sitcom non è una farsa e, a parte le mutazioni che ha subito nell’ultimo ventennio (a partire dall’atipica Sex and the City) è normalmente un ritratto tragicomico della famiglia americana, con tanto di padre il più possibile distante dall’educazione dei figli, di madre definita con il neologismo di helicopter mom (madre che volteggia a bassa quota sui figli per controllarne ogni movimento) e di figli (quasi sempre tre) che passano dall’aggressivo menefreghismo degli adolescenti all’idiozia perniciosa dell’età pre e post puberale.
La prima serie ad aver ritratto una tale famiglia disfunzionale (a parte Sposati… con figli in cui il dissacrante personaggio del padre impersonato da Ed O’Neill si comportava come un incrocio tra l’iconoclasta Archie Bunkle e il buonista Bill Cosby) è stata forse Malcolm in the Middle (semplicemente Malcolm, in italiano) capostipite di una serie di sitcom in cui il protagonista è un ragazzino le cui doti particolari sono ignorate da genitori dai colletti blu che sembrano molto più preoccupati a sbarcare il lunario che a prestare attenzioni a un figlio obiettivamente geniale.

Nel nuovo millennio sono anche comparse una sfilza di serie i cui protagonisti sono dei genitori senza pargoli, le cui dinamiche ruotano, alternativamente, intorno ai tentativi (falliti) di avere figli e alla vita di coppia che, pur in presenza di «eredi», sembra ignorarne le necessità legate alla loro crescita. In questa categoria va inserita Mom, una sitcom dedicata alla figura della mamma (o delle mamme) il più disfunzionale possibile, ideata da Chuck Lorre, Eddie Gorodetsky e Gemma Baker nel 2013 e alla quarta stagione (in Italia la vediamo da un paio di anni su Mediaset Premium).

Nel cast troviamo Allison Janney (Bonnie), grande attrice uscita dalle fila di West Wing, nel suo ruolo di madre ex-alcolista, ex-cocainomane della protagonista: Christy (Anna Faris), due figli di 17 e 9 anni, un passato di alcolista e notti brave nei bar. Oggi Christy si è ricostruita una vita da cameriera impegnata quotidianamente negli incontri degli Alcolisti Anonimi. La sitcom non racconta mai del passato delle due donne, piuttosto si concentra sui loro incontri quotidiani dagli Alcolisti Anonimi, rappresentati come fossero magica penicillina per infezioni incurabili.
Un’attività frenetica che poco concede a

tempo da dedicare alla famiglia, motivo principale per cu Chrity è riuscita ad affrancarsi dalle sue dipendenze. Il lavoro da cameriera infatti la costringe a turni proibitivi e subito dopo si fionda ai meeting degli AA, seguiti da tè e pasticcini con le poche amiche che ha raccolto durante le sessioni anonime. Christy torna quindi a casa nottetempo e non ha nemmeno la presenza di spirito e l’energia per cercare un compagno con cui condividere la vita, figurarsi se ne ha per i figli. Così la maggiore resta incinta e il ragazzino va a vivere dal padre, un tempo dedito all’abuso di marijuana e ora sposato con una lady facoltosa dell’alta società. Bonnie, invece continua a combattere i suoi demoni, cercando di evitare di far parte della vita della figlia e dei nipoti: fa l’amministratore-tuttofare del condominio in cui vivono e, naturalmente, passa anche lei il tempo libero tra i meeting AA e il tè con pasticcini con le amiche.

Se nei ’90 i genitori si impegnavano a trovare il tempo per affrontare i problemi dei loro figli, questa famiglia degli anni Zero sembra concentrata sul proprio benessere, sul superamento delle loro dipendenze, come se questo fossero in fondo l’unico modo per raggiungere un equilibrio. Il titolo Mom è, dunque, ironico. Esere madri non vuol dire svolgere la funzione un tempo associata con quella della mamma che si prende cura dei figli: le madri sono persone che cercano un equilibrio proprio, anche se questo non sembra arrivare mai e la loro vita ruota solamente attorno ai propri bisogni.

Sarà che la serie esemplifica il detto «Once an alcoholic, always an alcoholic», e cioè, una volta che si è alcolizzati lo si è per sempre. Senza speranza di uscirne. Unica salvezza, è sottoporsi, quotidianamente, a una inoculazione, come avessimo un virus pernicioso che non se ne andrà mai. Proprio mai…