Tutto il sistema è contro di noi» esclama Luigi Di Maio cercando di rimotivare i suoi e di scrollarsi di dosso la confusione strategica di questi giorni. Il post ha un effetto, perché Alessandro Di Battista prova a ricucire ed esprime pubblicamente la sua approvazione. Dopo il passo falso degli attacchi al governo (più che al Movimento 5 Stelle) e la scommessa su nuove elezioni, l’ex deputato grillino commenta vistosamente il post con il quale il «capo politico» sostiene che il M5S è sotto attacco dei signori del cemento a proposito di Olimpiadi e Tav.

Musica per le orecchie di Di Battista. Colui che solo pochi giorni fa l’alleato Matteo Salvini aveva ribattezzato «chiacchierone tropicale a pagamento» rivendica un ritorno ai toni anti-sistema e ne approfitta per mostrare la sua aderenza alla linea dettata dal «capo politico» e scrive: «Condivido al 100%». Non è detto che la questione si chiuda qui, visto il fastidio ormai poco celato col quale Di Battista viene considerato da molti parlamentari. E considerato che solo poche ore prima Di Maio si era mostrato gelido nei suoi confronti, ammettendo che si erano scambiati qualche messaggio ma annunciando anche di avere cose più importanti alle quali dedicarsi.

Lo scontro tra Di Maio e Di Battista non ha a che fare con correnti e linee politiche ma è comunque inedito. In passato la centrale comunicativa del Movimento 5 Stelle in generale non ha mai avuto problemi di fronte al fatto che diversi suoi esponenti, anche se in vista, esprimessero concetti tra loro contraddittori. È in questo modo che, grazie alle bolle di filtro della comunicazione in rete, il M5S ha conquistato diverse fette di elettorato trasversale, non curandosi delle incongruenze. Davide Casaleggio ha imparato la lezione di suo padre: la carrozza M5S è trainata da diversi cavalli, e se c’è qualcuno alla guida non ha importanza che quelli che galoppano coordinino tra loro i movimenti. È anche per questo motivo che uno stretto collaboratore di Casaleggio come Max Bugani aveva espresso simpatia per Di Battista solo pochi giorni fa. Tutto si tiene nel mondo non lineare della comunicazione grillina. A patto però che i diversi testimonial non entrino in polemica personale esplicita o che, e questa è la novità del M5S di governo, alcune posizioni non provochino problemi con l’alleato leghista, come è accaduto con le ultime uscite di Di Battista. Ecco allora che sono scattate le chiusure, che hanno fatto il paio con il fastidio col quale gli eletti vivono le intromissioni di campo di «Dibba».

Il dietrofront di Di Battista non risolve tutti i problemi di Di Maio, che si trova nella scomoda condizione di dovere trattare con la Lega senza potersi permettere di pagare personalmente il prezzo di una rottura. Ieri il presidente della commissione antimafia Nicola Morra ha dovuto smentire di un suo incontro allarmato con Casaleggio sulle sorti del M5S. Che ha problemi anche a Strasburgo: il parlamento europeo apre ufficialmente la legislatura e i 14 eletti grillini vagano ancora in cerca di un gruppo al quale aderire.

La rete di alleanze annunciata mesi fa da Di Maio è caduta all’indomani delle elezioni del 26 maggio. Ieri è dovuto intervenire Roberto Fico, a Berlino ufficialmente per parlare del caso Regeni ma impegnato anche nel tentativo (disperato, al momento) di ricucire coi Verdi tedeschi. La porta resta sbarrata, ma il regolamento consente la costituzione di nuovi gruppi e l’adesione a formazioni esistenti anche a legislatura iniziata. Il M5S sta alla finestra, tentando di uscire dall’angolo nel quale anche l’alleanza con la Lega lo ha cacciato.