«La crisi si è già aperta», dice il sottogretario agli affari regionali del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni. Ma evidentemente non soppesa le parole, perché l’indicazione che viene dai vertici grillini è ancora quella di tenere la posizione contro la grande opera ma allo stesso tempo continuare a difendere la lealtà all’esecutivo e il rispetto degli accordi.

«Sarebbe paradossale che l’esecutivo cadesse proprio per aver seguito quanto avevamo scritto nel contratto di governo: ridiscutere la Tav», dice Luigi Di Maio rivolgendosi idealmente a Matteo Salvini nel corso della conferenza stampa convocata nel pomeriggio, a sorpresa e all’insaputa del leader leghista. Questo profilo è largamente condiviso dai gruppi parlamentari. «Noi abbiamo dimostrato di essere leali, la Lega faccia lo stesso», dice il capogruppo M5S alla camera Luigi D’Uva. «Salvini vuole far saltare tutto per un buco in una montagna? Faccia pure», dice il sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano. Luigi Gallo, deputato considerato vicino a Roberto Fico, entrando all’assemblea degli eletti di giovedì sera aveva criticato l’opzione di portare la questione Tav in parlamento per deresponsabilizzare il governo e ridurre il danno delle sue divisioni. Adesso, segno che i grillini siano sostanzialmente uniti, sposta anche lui l’obiettivo sugli alleati invocando correttezza: «Salvini vuole tradire il contratto, questo significa che tutto può essere messo in discussione. è un comportamento irresponsabile, che va contro la volontà e le esigenze dei cittadini». Il torinese Alberto Airola arriva ad esortare: «Salvini si metta la giacca dei No Tav che gli starebbe benissimo, meglio del doppio petto berlusconiano». Soltanto la senatrice Paola Nugnes rinnova il suo invito a mollare la Lega per cercare «altre e più opportune alleanze in parlamento», auspicando un’intesa con il Pd ormai de-renzizzato.
Di Maio ha incassato il mandato di tenere la posizione senza sfasciare il governo. Per questo si rivolge alla Lega, ricorda che Quota 100 e «reddito di cittadinanz»a sono ancora in discussione, parla dei tanti decreti attuativi ancora da scrivere e sottolinea con malizia che la legge sulla legittima difesa tanto cara a leader leghista deve ancora passare al senato. In sostanza invita i partner di governo a sedersi ad un tavolo e trovare una soluzione, certo che neanche gli elettori leghisti capirebbero una crisi causata dalla Tav.

Salvini conduce la guerra di nervi dichiarando di voler prendersi un fine settimana di pausa. Sia lui che Di Maio oggi e domani saranno a Milano, il primo intenzionato a trascorrere del tempo coi figli, il secondo impegnato nei due giorni di iniziative voluti da Davide Casaleggio per rilanciare la piattaforma Rousseau.

Il diavolo potrebbe nascondersi nei dettagli, perché il «capo politico» grillino adesso non parla di sospendere o bloccare i bandi, si è limitato a sostenere la volontà del Movimento 5 Stelle «non vincolare i soldi degli italiani». Questo corrisponderebbe alle voci interne al M5S che riferiscono che la squadra grillina lavora per una soluzione salomonica che assomiglia a quella proposta ormai due settimane fa dal sottosegretario ai trasporti Armando Siri.

L’idea è quella di consentire a Telt di far partire i bandi «con riserva». In questo modo sarebbe sempre possibile non approvare i capitolati d’appalto appellandosi a quell’«interesse nazionale» più volte richiamato da Di Maio in conferenza stampa.

Far partire i bandi con questa clausola paracadute, insomma, permetterebbe al governo di avviare quella «ridiscussione» dell’opera, promessa dal contratto di governo.