Luigi Di Maio si è presenta nella tana del lupo Bruno Vespa, davanti alle telecamere di Porta a Porta. Le stesse che i grillini avrebbero voluto spegnere per il periodo della campagna elettorale. È l’occasione per tracciare il cammino che, nelle sue intenzioni, dovrebbe condurlo fino a Palazzo Chigi. Di Maio si mostra convinto, sfida i sondaggi e ribadisce la sua strategia parlamentare. «Non pretendo dal presidente della repubblica un incarico di governo fondato sul nulla – spiega – Il nostro obiettivo è arrivare al 40%. Se non dovessimo avere i numeri, ma questo dipenderà dagli italiani, faremo un appello ai gruppi parlamentari per creare i presupposti per un incarico di governo. Se dovessimo essere la prima forza politica, in termini di voti e spero anche di seggi, non vedo alternative». Per il candidato premier del Movimento 5 stelle i consensi sono destinati a salire.

Su questo stanno lavorando i vertici grillini, con un fitto giro di consultazioni e proposte di candidature a diversi personaggi in giro per il paese. Persone diverse tra loro, che tacciono per rispetto delle regole imposte dai committenti o perché ancora non hanno deciso se accettare. Ma la diffusione dell’elenco dei candidati, alcuni dei quali si sottoporranno comunque alle primarie on line, arriverà a giorni. «I nostri nomi dei collegi uninominali non si conoscono ancora e quando si conosceranno i sondaggi su di noi cambieranno», assicura Di Maio. Il fatto è che il tasso di auto-candidati tra gli iscritti certificati al M5S è altissimo.

Lo ha fatto notare qualche giorno fa un grillino delle origini come il torinese Vittorio Bertola: gli utenti della piattaforma Rousseau attivi sono poco più di 35 mila e, questa è la cifra che circola, quelli che aspirano ad un posto in parlamento sarebbero 15 mila. Saranno disposti ad accettare che i posti nei collegi uninominali vengano assegnati d’ufficio? Proprio ai potenziali delusi di domani sembra rivolgersi Di Maio quando spiega: «Chi vuole candidarsi nei collegi proporzionali fa le parlamentarie. Per chi vuole candidarsi nei collegi uninominali, sempre rispettando le regole e i valori del M5S, come capo politico avrò le possibilità di individuare le persone sul territorio: imprenditori, persone che lavorano nelle associazioni, nella scuola». E chi avrà collocazione nel listino bloccato del proporzionale potrà godere dell’effetto traino del candidato scelto per la sfida della parte maggioritaria, è in sintesi il ragionamento che dai vertici stanno proponendo alla base. Ma quando gli si chiede del ruolo di Davide Casaleggio nel Movimento 5 stelle, Di Maio minimizza. «È la persona che ha progettato a costo zero i nostri sistemi operativi, il software. Lui mette le energie della sua azienda al servizio del movimento, non ha incarichi decisionali, politici, ma permette di fare il nostro lavoro, tramite Rousseau».

Il modello di Luigi Di Maio è veramente il presidente francese Emmanuel Macron, che ha coniato l’espressione (poi ripresa dai grillini) di «start-up nation»? Di Maio risponde senza sbilanciarsi: «Nel suo programma ci sono cose interessanti, altre un po’ meno». E smorza ancora una volta le pulsioni anti-euro del suo partito, affermando che «non è più il momento per l’Italia di uscire dalla moneta unica». Il candidato suppone che ci si trovi in un contesto che consente di strappare maggiori concessioni all’Ue: «La situazione politica è cambiata rispetto a quando siamo entrati in parlamento nel 2013. Abbiamo la Germania che non riesce a fare un governo da 95 giorni, la Francia che ha i partiti tradizionali ridotti ai minimi termini». Insomma, «il quadro europeo non ha più quel monolite franco-tedesco e ora l’Italia può contare di più a quei tavoli e io credo che non sia più il momento per l’Italia per uscire dall’euro».

Accanto alla selezione dei candidati, continua anche la tessitura di relazioni con pezzi del mondo economico. E prendono il via gli incontri del Movimento 5 Stelle con gli stakeholder, i portatori di interessi di quello che i grillini definiscono «programma banche». È previsto questa mattina il primo tavolo dei parlamentari con il gruppo Crif, azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e business information.