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Di Maio, prove da leader per il vicepresidente della Camera

Di Maio, prove da leader per  il vicepresidente della CameraIl vicepresidente della camera Luigi Di Maio – LaPresse

5 Stelle Promesse agli attivisti e impegni futuri per il movimento. Ma a Parma una consigliera si dimette ed esce dal M5S

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 3 gennaio 2016

Parla come un leader che si rivolge ai suoi sostenitori. In prima persona, ricordando le promesse mantenute e facendone di nuove per il futuro. «Questo è l’anno in cui vedrete i pilastri di un nuovo modo di intendere la politica, la società, la vita», assicura. Non certo le parole di un gregario (cosa che non è mai stato) bensì quelle di chi ormai sa di aver conquistato la prima fila della politica italiana e soprattutto – piaccia no – del Movimento 5 Stelle. Tanto che il 30 dicembre scorso il Financial Times non ha esitato a definire proprio lui, «Mr. Di Maio», come «il probabile erede» di Beppe Grillo.

Tutto lascia pensare che il 2016 sarà l’anno di Luigi Di Maio. Se qualcuno ha pensato che con il suo contromessaggio di Capodanno Grillo fosse rimontato in sella per tornare a guidare il movimento fondato insieme a Gianroberto Casaleggio, è stato subito smentito dai fatti. O meglio: se pure la sceneggiata degli ologrammi è stata un modo per Grillo di riaffermare il proprio ruolo, non pare aver impressionato più di tanto il vicepresidente della Camera. Che ieri dalla sua pagina Facebook ha fatto gli auguri agli attivisti del movimento senza citarlo neanche una volta e sottolineando anzi in prima persona gli obiettivi raggiunti: «Il 1° gennaio dell’anno scorso vi avevo promesso che il 2015 sarebbe stato l’anno del Microcredito, l’anno in cui avremmo fatto partire 100 nuove imprese in Italia usando i soldi che tagliamo dai nostri stipendi. Cosi è stato – scrive il vicepresidente della Camera -. Ci siamo sbagliati solo in una cosa: le nuove imprese nate non sono 100, ma quasi 900! Significa almeno 2000 nuovi posti di lavoro per cittadini italiani, giovani e meno giovani.

uest’anno ne nasceranno almeno altre 1000. E il 2016 non sarà solo questo». E poi, usando parole non dissimili che da quelle che avrebbe potuto usare Grillo: «Non ci vedrete arretrare mai davanti agli approfittatori. I nostri principi e le persone che ci credono vanno tutelati, questo non è un partito ma un modo diverso di essere cittadini». Senza dimenticare un attacco ai dissidenti, a chi crede di poter «portare avanti a corrente alternata» il progetto originario del M5S.

Se forse è ancora presto per parlare di Di Maio (appoggiato da Casaleggio) come del nuovo leader dei 5 stelle, di sicuro il vicepresidente della Camera ha tutte le carte per diventarlo. Anche se la strada che deve percorrere è tutt’altro che semplice. Dopo mesi di relativa calma, il movimento sta infatti affrontando uno dei suoi momenti più difficili tra espulsioni (la senatrice Serenella Fucksia e il sindaco di Gela Domenico Messinese), un consigliere indagato come a Quarto (ieri il sindaco 5 Stelle del comune in provincia di Napoli ha annunciato il rimpasto della giunta) e scontri nei comuni. L’ultima uscita è avvenuta ieri a Parma, dove la consigliera di maggioranza Chiara Gianferrari ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico e dal M5S. Senza parlare della sempre attiva faida interna ai gruppi parlamentari, dove si consumerebbe la vera lotta per la conquista del movimento, al punto che si vocifera di possibili nuove espulsioni.

In tutto questo Grillo si prepara a partire con il suo tour, guarda caso proprio alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per le amministrative. Scelta che se da un parte gli permetterà di portare avanti la battaglia dal palco di un teatro, dall’altro sembra un ulteriore passo indietro dopo la decisione di togliere il suo nome dal simbolo del movimento. Per fare spazio a chi, se proprio a Di Maio oppure no, lo si capirà presto.

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